Nove anni fa eravamo stati invitati alla Cosmi nello stabilimento delle Torrette di Ancona: la visita era stata oltremodo interessante per approfondire innanzitutto la conoscenza con i titolari, poi con le maestranze e quindi con l’arte di una magnifica archibugeria messa in opera da una passione straordinaria e da capacità realizzative non comuni. Riprendiamo oggi a mano un esemplare della produzione della prima metà degli Anni 60, un fucile di finitura classica che ha lavorato pochissimo e risulta virtualmente pari al nuovo. La prerogativa della canna basculante è rimasta come elemento emblematico di questo fucile progettato da Rodolfo Cosmi (1873 – 1936) originario di Macerata Feltria (PS): l’avvio dell’idea è del 1905, guarda caso proprio l’anno che ha tenuto a battesimo l’Auto 5 della FN, ma solo nel 1925 il primo esemplare viene posto all’attenzione degli appassionati ed è conservato in azienda, perfettamente funzionante. Il perché della canna basculante risale a una necessità dell’epoca quando parecchie cartucce espellevano dalla sede l’innesco creando non pochi problemi per levarlo di mezzo attraverso la sola finestra di espulsione per ripristinare la funzionalità dell’arma. In tal modo risultava tutto più facile senza dimenticare come il fattore sicurezza fosse pienamente assolto con il semplice azionamento della chiave, identica per forma e funzione a quella di un’usuale doppietta.
Le considerazioni non si fermano certo qui: premettiamo come ogni parte del fucile sia ricavata dal pieno, in massima parte da pressoforgiati su cui tornio e fresa lavorano di concerto con l’opera manuale di specialisti con lima e tele smeriglio via via più fini portando a specchio le superfici dei particolari. Oggi si usano oltre agli acciai nobili anche metalli rari come il titanio per assicurare a chi abbia problemi con il porto di certi pesi, una confortevolezza prima sconosciuta: a tal fine e seguendo una interessante moda intervenuta nella balistica venatoria, si sono creati i modelli in calibro 28/70 e .410 Mag. miniature di rara bellezza e di funzionalità tutta da scoprire.
La forma e la funzione
La meccanica vede tre componenti principali. Nella prima si nota la bascula in cui sono alloggiati l’apice del caricatore tubolare, il complesso che da questo preleva la cartuccia ponendola in posizione adeguata per il ricaricamento, la chiave di apertura, il gruppo di scatto e il cane, il perno di rotazione. Nella seconda poniamo la canna con la propria molla di recupero del moto lineare poiché il sistema di riarmo si basa sul lungo rinculo: è inserita nel fodero superiore, terza componente dalla struttura, complementare alla bascula, ed elaborata per assolvere diverse funzioni. Scendiamo un po’ nei particolari: aprendo e richiudendo il fucile si noterà come dalla parte antero inferiore del fodero sporga il tenone, basso e largo, che si aggancia al perno di rotazione ponendosi nella mortisa passante ricavata nello spessore apicale della bascula. Viene così assolta la funzione di tenuta contro la spinta in avanti di tutto il complesso suscitata dallo sparo.
Entro il fodero vengono ricavate le guide longitudinali per lo scorrimento dell’otturatore prismatico in cui è piazzato il percussore flottante con molla coassiale: nella faccia sono visibili il foro di passaggio e l’unghia dell’estrattore mentre l’espulsione è affidata a un blocchetto a prisma fissato all’interno. Sulla destra è praticata la finestra ovale per l’uscita dei bossoli. Il primo movimento di retrazione dell’otturatore avviene manualmente tramite una levetta articolata: si apre così l’accesso alla culatta della canna in cui si pone direttamente la cartuccia. Con un dito si manda in chiusura l’otturatore spingendo sulla sua faccia posteriore: un fitta rigatura assicura un contatto certo senza scivolosità e un clak sonoro e caratteristico cerziora sull’operazione. Manuale l’armamento del cane di foggia elaborata su cui fa presa il dente di scatto: questo è un piccolo gioiello manifatturiero con un tassellino a molla per una presa salda sul risalto di tenuta garantendo un aggancio sicuro pur con un basso peso di sgancio e una corsa netta e brevissima.
Dalla meccanica passiamo ai legni: la calciatura è composta dalle due parti classiche, quindi astina affusolata e piuttosto sottile perché non deve contenere il serbatoio cartucce, e calcio con impugnatura a pistola, nasello ben elevato e calciolo ventilato in gomma. L’essenza impiegata mostra tutte le prerogative di una scelta mirata a funzione ed estetica: la pasta è densa, con venature longitudinali poste in linea con la forza del rinculo e gli spessori garantiscono una salda presa insieme a un comodo appoggio della guancia. Ne consegue una postura con l’occhio subito allineato con la bindella sopraelevata e il mirino sferico in ottone: caso vuole che le misure di questo fucile siano perfettamente adeguate alla nostra corporatura.
Abbiamo cercato di descrivere al meglio la tecnica del fucile Cosmi: quel che risulta difficilmente riferibile con lo scritto lo si può desumere, in parte, dalle immagini: quello che non si riesce ancora a trasmettere compiutamente è il senso di perfezione che promana da ogni particolare dell’arma, realizzato dal pieno e rifinito fino a far risaltare il lucido intrinseco dell’acciaio, levigando i piani, arrotondando gli spigoli, creando un insieme armonico e preciso. Poi su tutto stanno i suoni del Cosmi partendo dall’apertura della chiave con il basculaggio della canna e la successiva richiusura, inframmezzate dalla rattenuta sonorità dell’assestamento delle cartucce nel serbatoio a quella ben più marcata della ritrazione e poi della messa in chiusura dell’otturatore: un fucile che parla una sua lingua fatta di tecnica e di lavoro specialistico di altissimo livello.