Si è concluso a Roggiano Gravina (provincia di Cosenza) il corso per cacciatori incentrato sulla valutazione dei rischi sanitari successivi all’abbattimento e alla presenza della TBC nei cinghiali. Le lezioni hanno registrato la partecipazione di oltre 300 cacciatori che fanno parte dell’Ambito Territoriale di Caccia Cosenza 1, organizzatore dell’evento insieme all’ASP Servizio Veterinario Area B.
Come è stato spiegato dagli stessi organizzatori, il cinghiale è una specie selvatica problematica e non bisogna mai sottovalutare le infezioni e la sovrabbondante diffusione. L’obiettivo era quello di proporre una iniziativa seria, basata sul dialogo, la difesa e la valorizzazione del territorio e della fauna cacciabile. I cacciatori possono essere in questo modo partecipi e protagonisti di una caccia sostenibile e gratificante, da percepire come una risorsa e non come un problema.
Molto difficilmente il cinghiale trasmette la tubercolosi all’uomo, a meno che non ci siano delle lesioni “aperte” e un contatto molto stretto con l’ungulato infetto. L’assunzione di carne infetta è ovviamente ancora più pericolosa, anche se può essere limitata dalla cottura o dalla stagionatura: di conseguenza, i corsi di formazione come quello cosentino e i cacciatori formati sono una necessità sempre più impellente.