Convegno sulla piccola selvaggina stanziale organizzato dall’Arci Caccia che si terrà a Bibbona il 15 aprile 2011.
La gestione della piccola fauna stanziale, con particolare riferimento alla lepre e al fagiano ed in misura minore a starna e pernice rossa, ha vissuto negli anni scorsi in Toscana una fase di grande sviluppo ma ha fatto registrare anche situazioni di forte difficoltà. Tuttavia, salvo alcune eccezioni, il cardine della gestione di queste specie si è incentrato sugli istituti faunistici (Zone Ripopolamento e Cattura e Zone di Rispetto Venatorio) allorché sono stati avviati progetti finalizzati ai miglioramenti ambientali, si è potuto contare sull’impegno del volontariato e si è cercato di limitare, in alcune realtà, l’immissione di soggetti allevati fino a raggiungere l’autosufficienza faunistica grazie ai “riproduttori” forniti dalle strutture faunistiche.
Accanto alle eccellenze, di contro, non si può non sottolineare come abbia preso campo anche la pratica del disimpegno gestionale a favore di massicce immissioni di soggetti allevati, che hanno prodotto risultati talvolta insoddisfacenti, anche da uno punto di vista venatorio.
Vi è, al momento, un preoccupante regresso delle presenze faunistiche anche nelle Zone Ripopolamento e Cattura, soprattutto per quanto riguarda il fagiano. La riforma della PAC ha determinato profondi cambiamenti in agricoltura, non sempre utili alla fauna e alla sua gestione e conservazione; i cacciatori, e quindi il volontariato, sono diminuiti; le risorse finanziarie sono sempre minori o assorbite da altre necessità gestionali. Tuttavia l’aspettativa dei cacciatori verso la selvaggina stanziale non si è ridotta, ma la scarsità di risultati sta creando un sentimento di delusione diffuso.
Alcuni hanno trovato una parziale consolazione spostando la loro attenzione verso altre forme di caccia, altri hanno addirittura cessato l’attività venatoria o meditano di farlo. E resta il fatto che rischia di ridursi in modo irrimediabile un patrimonio faunistico tipico della campagna toscana e, allo stesso momento, di essere surrogato per scopi venatori con sempre maggiori immissioni di animali di allevamento, spostando il baricentro dalla gestione al pronto caccia, con le conseguenze che ciò potrà comportare anche sotto il profilo culturale.
Noi però non vogliamo rassegnarci al declino irreversibile: a breve si aprirà la discussione sui Piani Faunistici e vogliamo cogliere l’occasione per portare all’attenzione il problema ed al contempo dare un contributo alla soluzione dei problemi. Soluzione che noi cerchiamo non nelle scorciatoie, ma nel confronto tra esperienze con l’obiettivo di ricercare forme gestionali innovative, anche partendo in qualche caso dalla sperimentazione e dalla ricerca, pronti a raccogliere sfide nuove perché coscienti che è insito nella natura delle cose la continua trasformazione e pertanto la necessità di adeguare le nostre scelte a tali cambiamenti: «Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell’impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va.» (Eraclito VI – V sec. a.c.)
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