Come ricordato dalla CCT, nella giornata di ieri giovedì 21 febbraio con 272 voti favorevoli, 141 contrari e 17 astenuti, alla Camera si è dato il via libera alla modifica Costituzionale (art. 71 e 75), proposta dal Movimento 5 Stelle per l’inserimento del quorum al 25% per il referendum propositivo, abbassando alla stessa percentuale anche quella per il corrispettivo abrogativo. La riforma presentata dai pentastellati, prevede in sostanza di poter presentare al parlamento proposte di leggi popolari, purché supportate da almeno 500 mila firme e che devono poi essere approvate entro i diciotto mesi dalla presentazione delle stesse.
In caso poi di mancato pronunciamento Parlamentare entro questi termini, la parola passerebbe di fatto ai cittadini Italiani, che con appunto un quorum “approvativo” o “abrogativo” del 25% degli aventi diritto al voto, circa 12 milioni di elettori, sarebbero chiamati ad esprimersi sulla materia referendaria. In questi termini si materializzerebbe un rischio quanto mai concreto per la nostra passione, e nel caso in cui venisse posto all’attenzione dei cittadini italiani un quesito su uno degli articoli cardine che tutelano l’attività venatoria, si potrebbero aprire scenari fortemente limitanti per tutti i cacciatori. Nonostante l’iter avviatosi sia ancora lungo e tortuoso, (saranno sicuramente necessari sia un secondo passaggio alla Camera che al Senato, se non addirittura una consultazione referendaria sulla modifica Costituzionale…) il pericolo è concreto.
E’ quindi dovere delle associazioni venatorie monitorare una situazione delicata, confrontandosi anche con le forze politiche in gioco; In tema venatorio si evidenziano sempre più contraddizioni all’interno di tutti i partiti, anche di quelli che si sono dimostrati fino ad ora più vicini al mondo venatorio ed alla realtà rurale italiana. Purtroppo come già successo per la vicenda riguardante la Tav e le grandi opere, dobbiamo riscontrare che la Lega non ha seguito un percorso coerente con i propri programmi, ed anche in questo caso, pare si sia invece accodata alle volontà del M5S, che pur perdendo consensi sul territorio, continua a dettare l’agenda di governo.