L’intervento di Giulia Sottoriva
Si riporta di seguito la PEC inviata dalla Presidente della Confederazione delle Associazioni Venatorie Italiane (CONFAVI) Giulia Sottoriva alla Presidenza del Consiglio dei Ministri: “In qualità di Presidente nazionale della Confederazione delle Associazioni Venatorie Italiane mi permetto di sottoporre alla Vostra attenzione, pur consapevole dei gravosi impegni che quotidianamente il Governo è chiamato ad affrontare, la situazione venutasi a creare in alcune Regioni d’Italia per effetto delle discutibili modalità con le quali i carabinieri del SOARDA (Sezione Operativa Antibracconaggio e Reati in Danno agli Animali) stanno effettuando le operazioni di controllo e vigilanza nei confronti di numerosi cacciatori mentre stanno esercitando l’attività venatoria nel rispetto delle normative vigenti. Pur consapevoli che si stanno effettuando delle indagini su un ipotetico e non ancora comprovato coinvolgimento di alcuni rivenditori autorizzati di richiami vivi provenienti da allevamento, riteniamo incomprensibile che degli onesti cittadini dalla fedina penale perfettamente pulita siano trattati come dei potenziali delinquenti o dei soggetti in libertà vigilata. Prendiamo atto con stupore dell’enorme dispiegamento di mezzi e personale per effettuare queste indagini e questi controlli, non sempre autorizzati nel contrasto alla criminalità organizzata o al narcotraffico”.
Modalità discutibili
“La nostra Confederazione auspica un costante contrasto e repressione dell’odioso fenomeno del bracconaggio ma non condivide le modalità con le quali questi nuclei speciali trattano degli onesti cittadini, colpevoli nella peggiore delle ipotesi, di aver acquistato forse incautamente ma in assoluta buona fede alcuni richiami provenienti da allevamento fino a prova contraria muniti di tutti i requisiti necessari per essere commercializzati. La mancata attivazione degli impianti di cattura che potevano fornire i cacciatori dei necessari richiami vivi per potere esercitare l’attività venatoria da appostamento ha costretto i cacciatori ad andare ad acquistare i richiami vivi da allevamento, come del resto prevede la legge, presso i rivenditori autorizzati. Se alcuni di questi rivenditori autorizzati hanno commesso delle irregolarità nella gestione e nella messa in vendita di questi richiami, cosa ancora del tutto da dimostrare, la colpa non deve assolutamente ricadere sulle spalle degli onesti cittadini che hanno acquistato, ribadiamo in assoluta buona fede, questi richiami, ricevendo con essi la prevista documentazione attestante la loro legittima provenienza. Condividiamo che ogni legge debba essere applicata, rispettata e fatta rispettare, applicando però il buon senso ed il rispetto dovuto a tutti i cittadini onesti”.
Fedina penale pulita
“Vogliamo ribadire che i cacciatori non sono criminali o narcotrafficanti ma cittadini di serie “A” dalla fedina penale perfettamente pulita altrimenti non verrebbe rilasciato loro il porto d’armi. Queste persone meritano rispetto e meritano soprattutto di poter esercitare serenamente la loro Passione per esercitare la quale pagano annualmente ingenti tasse di concessione governativa, di concessione regionale, quote di accesso agli Ambiti Territoriali di Caccia ed ai Comprensori Alpini, oltre alle tasse di concessione per utilizzare i loro appostamenti ad uso venatorio. Ci auguriamo che il Governo, tramite i Ministri competenti, possano intervenire prontamente non certo per impedire agli organi di vigilanza di compiere il loro dovere ma di ricordare agli stessi che il loro primo dovere è quello di garantire rispetto e dignità ai cittadini che vanno a controllare” (fonte: CONFAVI).