Troppi caprioli, troppi cinghiali e le norme regionali, a vantaggio dei cacciatori, continuano a non risolvere i problemi che gli agricoltori si trovano a dover affrontare. Confagricoltura Toscana non nasconde la delusione per l’incontro che si è tenuto nei giorni scorsi in Regione con le Associazioni Agricole, le Associazioni in rappresentanza del mondo venatorio e dal Coordinamento degli Ambiti Territoriali di Caccia toscani (Atc) convocato per discutere le future ipotesi per il rinnovo triennale della legge obiettivo per la gestione degli ungulati in Toscana, la n. 10/16 che è scaduta lo scorso 8 febbraio 2019.
Un problema quello lamentato da Confagricoltura che riguarda anche il territorio di Massa-Carrara: le segnalazioni di danni alle coltivazioni da parte di cinghiali sono frequenti in Lunigiana. “C’è chi vorrebbe riproporre una legge, nata come straordinaria, che senza i dovuti correttivi rischia di generare solo flussi economici dalla gestione della selvaggina abbattuta a vantaggio dei cacciatori, senza dare concrete risposte agli agricoltori” commenta Francesco Miari Fulcis, presidente di Confagricoltura Toscana – “Abbiamo assistito a un altro atto di ingerenza da una parte del mondo venatorio che vorrebbe speculare sull’attività della caccia generando reddito attraverso la selvaggina di proprietà dello Stato”.
Confagricoltura Toscana chiede di ricondurre il tema al reale problema di eccessiva presenza, proponendo che venga destinata una parte importante di selvaggina abbattuta al volontariato: “Proponiamo – spiega Miari Fulcis – di sviluppare un percorso virtuoso anche a vantaggio delle mense per i meno abbienti, una iniziativa in parte realizzata ma non ancora su tutto il territorio regionale; l’ideale sarebbe mettere a sistema un percorso coordinato a livello centrale”. Confagricoltura ha individuato inoltre come prioritari: A) la rotazione delle squadre di caccia; B) il coinvolgimento diretto delle imprese agricole per gli specifici interventi sui propri terreni; C) il risarcimento di tutti i danni subiti (senza limitazione del tipo di attività); D) Una migliore identificazione delle aree vocate agli ungulati all’interno delle quali non vi siano colture a disposizione della attività agricole e comunque il ripristino delle densità all’interno del range dei 2,5 capi/100 ha come da norme in essere.
Gli uffici regionali, nonostante le pressanti volontà politiche, ben poco hanno recepito, lasciando così irrisolto il nostro malumore”, conclude il presidente di Confagricoltura Toscana che annuncia: “Fin quando non vedremo risultati concreti in tempi certi in linea con le nostre richieste Confagricoltura Toscana rimarrà critica e contrasterà le norme a difesa degli agricoltori e allevatori, quotidianamente impegnati a sviluppare lavoro, occupazione, presidio del territorio.