Una nuova alleanza al fine di rimediare alla riduzione della caccia di selezione, attività innovativa attivata con la legge obiettivo che non sta dando i risultati attesi, e alle recenti disposizioni normative da parte dell’ISPRA che hanno bloccato la battuta in varie zone. Misure che di fatto hanno aumentato i problemi a tutti i coltivatori”. “E’ bene che si faccia chiarezza una volta per tutte – prosegue Neri – e si ribadisca che uno dei principi cardine per l’agricoltura e per il mondo venatorio è quello secondo cui nelle zone su cui l’Ispra non permette la caccia, non deve esserci la presenza di cinghiali”.
Per Neri senza una agricoltura che funzioni, se i campi non vengono lavorati e non sono seminati, con conseguente loro abbandono, a subirne gli effetti negativi sarebbe anche la caccia. Una alleanza che deve andare a vantaggio anche del turismo evitando i conflitti e puntando invece alla valorizzazione della Toscana. “In questa logica collaborativa – conclude Neri – acquistano un ruolo significativo gli istituti privati come le aziende faunistiche venatorie (AFV) e le aziende agrituristiche venatorie (AAV), che potrebbero davvero far nascere in Maremma, in particolare, e in Toscana, in generale, un turismo venatorio e tutta una serie di attività funzionali ai nostri due mondi.”