La proibizione di diverse tipologie di armi usate per svolgere attività sportive, di difesa e in ambito venatorio risale allo scorso 10 giugno e nel documento non è mancato un riferimento alle riproduzione di armi ad avancarica usate per le rievocazioni storiche. Le prospettive citate dalle associazioni non sono rosee, in quanto l’Italia verrebbe colpita economicamente dalle politiche comunitarie, dannose per oltre 90mila addetti, quelli del settore armiero che genera lo 0,6% del prodotto interno lordo.
Le associazioni hanno sottolineato come il recente assassinio della deputata britannica Jo Cox sia la conferma che una legislazione che si basa sul divieto di detenzione delle armi civili fa crescere l’impunità e l’aggressività criminale. È stato dunque chiesto un confronto col sistema legislativo italiano, strutturato e perfezionato in molti anni di esperienza, anche se perfettibile. Un ulteriore auspicio è rivolto alla impostazione di una vera politica estera da parte dell’Italia, in modo da rivendicare un ruolo guida e di coordinamento.