60 capi di cervo abbattuti e 15 capi di cinghiale. È il bilancio del primo anno di attuazione dei piani di gestione e contenimento di queste specie attuati nella Riserva Naturale Pian di Spagna e Lago di Mezzola. Condotti in collaborazione con le Province di Como e Sondrio e le relative Polizie Provinciali, i piani proseguiranno anche nel corso del 2022 e del 2023, con la pianificazione di tutte le attività connesse, compreso il coinvolgimento di operatori e coadiutori che hanno superato le selezioni del corso di formazione organizzato dalla Riserva. I soggetti preposti e ammessi affiancheranno le operazioni delle Polizie Provinciali.
Essenziale – dicono dall’ente gestore dell’area protetta – sarà programmare a breve un monitoraggio scientifico attento delle superfici ad habitat e di quelle idonee al mantenimento e alla riproduzione degli uccelli acquatici e di quelli migratori che in questi anni hanno subito forti azioni di degrado a causa della presenza della fauna selvatica. Il mantenimento delle superfici aperte dell’area protetta sono la premessa indispensabile per poter accogliere nelle migliori condizioni il riposo dell’avifauna di passo e per questo l’ente gestore dell’area protetta si occupa dello sviluppo di condizioni che permettano l’attività agricola e il conseguente mantenimento delle superfici coltivate.
Per questo la Riserva ha predisposto i piani di contenimento dei numeri degli animali selvatici che, nel solo 2021, hanno causato danni alle colture per 33mila euro, principalmente riconducibili proprio ai cervi – di cui si è valutata una popolazione stanziale di circa 400 esemplari – ruminanti che consumano fino a 15 kg al giorno di vegetali, sono i principali responsabili dei danni alle colture. Nei campi coltivati, inoltre, oltre all’azione di prelievo di foraggio, costituisce un danno anche l’azione di calpestio di terreno che i cervidi in gruppo provocano durante i camminamenti del periodo invernale e per l’allettamento del foraggio nel periodo di sfalcio.
La fascia a canneto risulta poi essere l’area di rimessa, riposo e riparo per gruppi numerosi. A questo si sommano i danni da cinghiale, non rilevati a inizio di stagione, ma che si sono rivelati più estesi nel corso dell’annata. Anche in questo caso, si parla non solo della perdita della produzione agricola ma di danni ai terreni (TELEUNICA).