«Nel 2020 ci sono stati 33 abbattimenti – spiega – dei quali 12 nei mesi di gennaio e febbraio prima del lockdown e poi altri 21 tra giugno e settembre, poi siamo ritornati allo stop.. Meno degli altri anni, ma tutto sommato quando ci è stato possibile operare non abbiamo perso un attimo». In totale da aprile 2016 sono stati abbattuti 442 cinghiali in Spina Verde. Il monitoraggio della popolazione degli ungulati avviene attraverso i report redatti da Andrea Pasetti, naturalista e coordinatore scientifico incaricato. In Spina Verde per la cattura dei cinghiali operano le Gev, (guardie ecologiche volontarie).
Sempre nel parco alle porte di Como ci sono 5 gabbie trappola di circa 2 metri quadrati di superficie utile, più 6 recinti di cattura semimobili, composti da reti elettrosaldate, modulari e componibili, e sistema di scatto a ghigliottina, la superficie media di cattura dei recinti è di 20 metri quadrati. «In questi primi giorni in cui abbiamo ricominciato con trappole e recinti abbiamo catturato 4 esemplari – spiega Giorgio Casati, presidente Parco Regionale Spina Verde – abbiamo diversi metodi per catturarli e abbiamo autorizzato gli abbattimenti, effettuati da personale specializzato. La soluzione migliore per la cattura dei cinghiali sono proprio i recinti, si fanno pasturare gli animali che poi arrivano nelle gabbie».
La carne dei cinghiali, dopo le verifiche veterinarie e le analisi di laboratorio, viene venduta. Prima passa da un centro di stoccaggio. Il parco si appoggia ad un centro di lavorazione della selvaggina accreditato presso Ministero e Regione, centro che però è chiuso per le disposizioni sanitarie in vigore, pertanto al momento i cinghiali vanno ad un’azienda azienda agricola di Viggiù. «In questi giorni stiamo chiudendo la progettazione della struttura di stoccaggio temporaneo nella zona industriale di Cavallasca», conclude Casati (La Provincia di Como).