Una riflessione di ANUU riguardo a quanto accade in Italia a seguito delle ondate di maltempo che hanno colpito negli ultimi giorni molte regioni ed in particolare, l’episodio più tragico, la Liguria.
Scriviamo all’indomani dei gravissimi eventi del Levante ligure e della Lunigiana, seguiti dopo pochi giorni dai luttuosi accadimenti nella città di Genova, certamente favoriti dalle centinaia di mm di pioggia caduti in poche ore ma, soprattutto e come sempre, provocati alla radice dalla negligenza e dal disinteresse degli amministratori per il territorio.
Un territorio, quello nazionale, che per quasi l’80% è a rischio idrogeologico più o meno elevato e per il quale, tuttavia, non vengono adottati provvedimenti seri di tutela: divieto assoluto di costruzione di immobili e fabbricati in siti impropri o pericolosi; rimozione degli ostacoli al deflusso dell’acqua dai greti di fiumi e torrenti; pulizia dei bordi delle strade, delle cunette, dei tombini, per facilitare lo scorrimento verso le fognature; manutenzione delle aree boschive con rimozione del materiale vegetale accumulato al suolo; ripristino della naturalità delle sponde dei corsi d’acqua ove cementate, tanto per citare le azioni da adottare con la massima urgenza.
Invece, si rilasciano permessi edilizi con sin troppa facilità, si redigono PRG o PGT connotati da scarso rigore e rispetto per il territorio rurale, si lasciano corsi d’acqua e boschi a se stessi con la giustificazione della “naturalità”, si riduce al massimo il personale cantoniero, si rettificano e asfaltano le sponde dei corsi d’acqua e, dulcis in fundo, si condonano inimmaginabili obbrobri.
A questo, si aggiunga la distorta mentalità del cittadino italiano medio che, se può o appena gli conviene, malauguratamente non esita a cercare di raggirare la norma, in tal modo persino offrendo un prezioso assist alla mala politica imperante.
Ora molti pontificano e dichiarano, ma stiamo pur tranquilli che sono soltanto chiacchiere sterili e fini a se stesse, giusto per avvertire “io ve l’avevo detto…”, dopo di che nessuno muoverà un dito per promuovere interventi decisivi e duraturi al fine di invertire la cattiva rotta che l’Italia ha ormai imboccato da decenni.
E la rossa Ministra animal-radical-chic che fine ha fatto? Dove si è rintanata la titolare del dicastero del turismo, oggi che una delle contrade nostrane più conosciute e amate nel mondo, le Cinque Terre, patrimonio mondiale dell’UNESCO è stata così duramente colpita nel suo cuore? Come si può scomparire e tacere davanti alle immagini da tregenda di Genova, le cui vie erano diventate torrenti in piena?
A noi modestamente parrebbe il momento migliore non solo per parlare – vista la volatilità delle parole, che abbiamo appena ricordato – ma pure per impostare una seria azione preventiva nelle numerose situazioni a rischio esistenti, in sinergia con gli altri Ministri interessati e con la Protezione Civile.
Invece no, nessuna dichiarazione di un qualche significato è stata rilasciata. Non vorremmo che questo silenzio fosse addebitabile all’impossibilità, per la Brambilla, di riversare in qualche maniera la colpa dell’accaduto sulle spalle dei cacciatori.
Se infatti la responsabilità degli incendi dolosi può essere gettata addosso ai medesimi, bramosi di stanare la selvaggina dalle macchie, non altrettanto può affermarsi con i disastri provocati dall’acqua, realmente non riconducibili in alcun modo all’attività venatoria.
Ma ugualmente a lei, si può ben dire che abbiano colpevolmente taciuto tutti i maggiori esponenti del Governo e del Parlamento, assai accalorati sulle possibili dimissioni del Premier e l’ipotesi di governo tecnico, mentre la vita di troppe persone veniva per sempre sconvolta dalle alluvioni.
E appare persino strano che altri Soloni dell’ambiente non abbiano chiesto, in questo frangente, una moratoria della caccia, come sono abituati a fare in caso di eventi meteorologici di eccezionale portata.
Tutte queste considerazioni non ci illudono che qualcuno abbia rimesso in funzione la massa cerebrale (per farlo, occorrerebbe almeno possederla…), forse stavolta si sono un po’ distratti, ma è sicuro che sarebbe ben ora che tutti quanti costoro si impegnassero di più contro le reali cause del malessere ambientale italiano invece di continuare a distrarre l’opinione pubblica con il tema della caccia! La loro malafede è talmente palese che nemmeno serve tentare di evidenziarla, diventeremmo ridondanti e non lo vogliamo.
Piuttosto, ci svegliassimo un po’ anche noi cacciatori, almeno per dimostrare l’amore per le nostre montagne e colline, per le nostre pianure, per le nostre coste, che tutte ci vedono protagonisti nell’esercizio della nostra passione.
La durata della stagione venatoria è importante, le specie cacciabili sono importanti, le deroghe sono importanti, mille altri elementi lo sono, ma se il territorio se ne andrà a ramengo una parte di noi morirà per sempre e così le tradizioni rurali, tra cui la caccia.
E’ questo che vogliamo?
Fonte: ANUU Migratoristi