Il direttore dell’associazione risponde sul pericolo ungulati per le colture. Coldiretti “rappresenta agricoltori che rivendicano il loro legittimo diritto a fare impresa”.
Gli ungulati ancora al centro delle diatribe tra Coldiretti ed una consumatrice, Lucia Tragni, che dopo la proposta di allungare la stagione di caccia, per ridurre i danni alle colture, in una lettera scrisse riferendosi all’ associazione “passerò la voce fra i banchi che alle spalle ci sono persone poco ragionevoli”. Immancabile la risposta a mezzo stampa, o semplice precisazione, della Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti.
Gentile signora,
La corretta gestione della fauna selvatica è certamente una questione delicata e complessa, perché coinvolge sensibilità, convinzioni e interessi differenti. Non è facile trovare il giusto equilibrio tra quanti si impegnano con passione ed entusiasmo nella difesa degli animali, chi ama e pratica la caccia e coloro che, come gli imprenditori che noi rappresentiamo e tuteliamo, vivono di agricoltura e di allevamento.
Tutti, legittimamente, rivendicano ascolto e attenzione da parte delle istituzioni chiamate a governare il settore, con la definizione di normative e provvedimenti adeguati. Il problema? Esplode quando le regole (o la loro applicazione) si presentano insufficienti e inconcludenti. Proprio come è accaduto nella nostra e in altre regioni.
In Toscana, la mancanza di una legge efficace prima, le carenze degli interventi adottati poi, hanno consentito la crescita esponenziale dei selvatici: oggi sul territorio (secondo dati regionali) vivono circa 300 mila esemplari, un numero di animali insostenibile che ha portato gli stessi amministratori a definire la situazione straordinaria, una vera e propria emergenza, a cui si sta cercando di porre rimedio.
Prima ancora di mettere a rischio le imprese agricole, infatti, l’eccessiva proliferazione degli ungulati ha creato danni, in alcuni casi irreversibili, all’ambiente. La piccola selvaggina è stata spazzata via, la biodiversità risulta annullata, gli ecosistemi appaiono devastati. Ma sono a rischio anche il nostro patrimonio forestale e le sistemazioni tradizionali che rendono unico il nostro territorio (come i muri a secco).
Adesso i selvatici fuori controllo, che si spingono fino all’interno dei centri abitati e alle porte della città a caccia di cibo, creano pericoli reali anche per la salute (diffusione di epidemie) e la pubblica incolumità. Avrà certamente letto che il numero degli incidenti stradali causato dall’attraversamento degli animali è tutto in crescita, come in crescita sono i danni economici e biologici sopportati dalle vittime dei sinistri e dall’intera collettività. L’agricoltura inevitabilmente paga le conseguenze più gravi di una situazione che, da tempo, ha perso i contorni della normalità.
Ogni giorno ci giungono segnalazioni di colture e impianti devastati, di produzioni andate perdute, di aziende messe in seria difficoltà da invasioni preoccupanti e difficilmente contenibili di selvaggina. Nelle campagne si è raggiunta l’esasperazione. Questo preoccupante scenario lo abbiamo rappresentato agli amministratori pubblici, regionali e provinciali, con l’invito ad affrontare il problema.
Coldiretti, ci consenta la correzione, non è un’organizzazione composta da persone irragionevoli che teorizzano lo sterminio della fauna selvatica. Rappresenta agricoltori che rivendicano il loro legittimo diritto a fare impresa, che si impegnano a difendere l’ambiente e il paesaggio, si adoperano per produrre alimenti sani e genuini da portare al consumatore anche direttamente (per abbattere le intermediazioni, ma soprattutto i lunghi trasporti e gli effetti negativi che questi possono avere sul clima e l’inquinamento).
I nostri agricoltori sono cittadini di “buonsenso” che chiedono a chi ha competenza in materia di produrre regole di “buonsenso”, capaci di tutelare gli interessi di tutti e di garantire interventi ad hoc per uscire quanto prima dalla fase di emergenza.
Ci auguriamo di aver chiarito la nostra posizione e che lei possa continuare a frequentare i nostri mercati, per apprezzare ed acquistare quanto di buono, sano e genuino riusciamo a produrre.
Un cordiale saluto.
Il Direttore
Fonte: Firenze Today