La Coldiretti Pesaro Urbino da il via ad una raccolta di firme per dare voce al malcontento degli agricoltori della zona esasperati dai continui ed ingenti danni causati dai cinghiali alle coltivazioni.
E’ partita da Piandimeleto (PU), una delle zone più devastate dagli attacchi dei cinghiali, una raccolta di firme per spingere la politica a intervenire a tutela delle imprese agricole.
L’iniziativa, sostenuta e portata avanti dalla Coldiretti Pesaro Urbino, è nata da un’idea di un agricoltore della zona, Graziano Fabbretti, ormai esasperato dalle quotidiani incursioni degli animali selvatici ai danni delle coltivazioni di cereali e foraggio per l’alimentazione del bestiame.
“Il problema è che i cinghiali non solo distruggono le colture ma rovinano anche il terreno e, conseguentemente, mettono a rischio persino l’integrità dei mezzi tecnici usati per la raccolta – spiega il presidente della Coldiretti provinciale, Tommaso Di Sante -. L’iniziativa di Piandimeleto è lo specchio di una situazione ormai insostenibile sull’intero territorio,dinanzi alla quale la politica deve intervenire. Un mese fa abbiamo avanzato una serie di richieste alla Provincia per allentare i disagi su quel territorio, ma ad oggi non abbiamo avuto ancora risposta. Senza dimenticare il regolamento per la gestione degli ungulati ancora fermo negli uffici regionali”.
La Coldiretti ha proposto, in particolare, di consentire la caccia nelle zone di ripopolamento, dalle quali gli animali partono per le loro incursioni. Tale aree sono interdette all’attività venatoria per un lungo periodo prestabilito e, nei casi in questione, tale termine sta per finire.
Si potrebbe dunque accelerare la scadenza senza problemi per l’ecosistema. Servirebbe però un provvedimento rapido da parte dell’amministrazione provinciale, per evitare il rischio che la richiesta venga accolta una volta finita la stagione della caccia.
Oltre a ciò, Coldiretti invita la Provincia a rivedere le stesse zone di ripopolamento, individuando aree dove è minore la presenza di coltivazioni, scegliendole in accordo con le imprese agricole, per ridurre nel possibile i disagi causati dalla vicinanza con gli animali selvatici.
Fonte: Il Resto del Carlino