“A fronte di una situazione davvero insostenibile, è quanto mai urgente che la Regione prenda seri provvedimenti sulla questione selvatici: dal prolungare eccezionalmente il periodo di caccia in forma non selettiva al potenziare il numero di guardie venatorie per l’attività di controllo, nonostante le restrizioni imposte dal Covid, fino ad occuparsi concretamente di coordinare il monitoraggio sui territori rispetto all’attuazione della caccia di selezione”.
E’ quanto commentano Giuseppe Spinelli, Delegato Confederale di Coldiretti Molise, e Aniello Ascolese, Direttore regionale dell’Organizzazione, rispetto al proliferare della fauna selvatica, in seguito all’aggressione di un cinghiale ai danni di un cacciatore ed alla sentenza che ha condannato la Regione a risarcire un cittadino per i danni subiti a causa di un incidente automobilistico causato dai cinghiali. “Prendiamo atto – proseguono Spinelli e Ascolese – che la Regione si sia fatta portavoce con la Ministra Bellanova della problematica cinghiali, ma la situazione è insostenibile ed urgente per cui serve attuare, al più presto, misure straordinarie e va accelerato l’iter del decreto legge ministeriale, che aspettiamo ormai da tempo, per modificare la legge in vigore anche alla luce del fatto che la fauna selvatica rientra nel patrimonio dello Stato”.
In Italia ci sono diecimila incidenti stradali all’anno causati da animali selvatici e oltre otto italiani su 10 (81%), secondo l’indagine Coldiretti/Ixè, pensano che l’emergenza cinghiali vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero. Anche in Molise negli ultimi anni si sono registrati numerosissimi incidenti causati dalla fauna selvatica registrando, purtroppo, anche delle vittime. “A rischio ci sono sia l’incolumità dei cittadini sia i raccolti dei nostri imprenditori – proseguono Ascolese e Spinelli – Non possiamo permettere che a causa del sovrappopolamento della specie, dato assolutamente incontrovertibile, le nostre aree rurali e di montagna si spopolino dopo anni di lavoro e di presidio grazie proprio all’impegno degli agricoltori che mantengono vivi i territori”.