Già, perché questo predatore, che nei decenni passati aveva corso il rischio di arrivare alla soglia dell’estinzione, oggi ha ripreso a popolare i nostri territori. Una presenza che di certo certifica la qualità del nostro ambiente, ma di contro sta creando non pochi problemi agli allevatori. Infatti, nel corso del 2020, i numerosi branchi che popolano i nostri monti hanno predato centinaia di capi, in particolare puledri, capi bovini ed ovicaprini. In caso poi di attacco alle greggi, oltre alla perdita degli animali i pastori vedono diminuire drasticamente la produzione di latte, a causa dello stress che questi subiscono, mentre i capi gravidi abortiscono: un danno economico incalcolabile. Non è possibile per chi fa allevamento allo stato brado recintare i pascoli, parliamo di estensioni vastissime.
Per questo, lo scorso maggio, Coldiretti ha chiesto alla Regione di intervenire con una mappatura delle zone, classificandole in relazione al tasso di rischio effettivo; questo per modulare diversamente le misure di prevenzione e distinguere all’interno della specie i veri lupi, dagli ibridi. Nel primo caso gli animali andranno sicuramente protetti, nel secondo sarà necessario mettere in campo un piano di prelievi, anche a salvaguardia della specie. “E’ necessario ed urgente – avverte il Delegato Confederale di Coldiretti Molise, Giuseppe Spinelli – intervenire su una questione che se non gestita, renderà impossibile l’allevamento allo stato brado; una attività agricola fortemente orientata alla valorizzazione ed alla tutela della biodiversità.
La situazione – spiega ancora Spinelli – è molto più grave di quanto non si pensi. L’incapacità di assicurare un equilibrio tra la presenza delle aziende e quella della fauna selvatica, ormai fuori controllo, rischia seriamente di determinare uno stravolgimento degli habitat naturali e l’abbandono delle aree interne e montane, con evidenti effetti sull’assetto idrogeologico del territorio che andrebbero a ripercuotersi sull’intera collettività, tanto più considerando i sempre più evidenti sfasamenti climatici. Il limite – conclude il Delegato Confederale di Coldiretti – sta per essere superato e questo non possiamo permettercelo” (Fonte: Coldiretti Molise).