Sono gli stessi stormi che popolano le città (con i relativi danni ai monumenti oltre ai problemi igienici e sanitari dovuti al guano) e che in periodo di semine si spostano in aree rurali alla caccia di cibo. Una minaccia per una coltivazione che sta crescendo di valore e che “è tornata a essere un’opportunità importante di reddito per le imprese”. Con circa 950mila quintali di produzione e oltre 43mila ettari le Marche sono la prima regione d’Italia nella coltivazione del girasole. La maggior parte dei campi si concentra nelle province di Macerata (15mila quintali) e Ancona (11mila). Seguono Pesaro (7.800 quintali), Ascoli (5.700) e Fermo (3.200).
Coldiretti, giusto lo scorso anno, salutava con grande favore l’accordo tra Filiera agricola italiana spa (Fdai) e Olitalia per la produzione di olio di girasole 100% italiano tracciato dal campo alla tavola. Al contratto di filiera hanno aderito una ventina di aziende marchigiane per circa 200 ettari. Un modo per valorizzare il lavoro degli agricoltori italiani attraverso lo stoccaggio di semi di girasole con l’obiettivo di garantire alle aziende agricole una remunerazione equa che copre sempre i costi di produzione oltre ad un premio di filiera. “Un’ulteriore valorizzazione del prodotto agricolo che però rischia di essere vanificato” concludono da Coldiretti Marche.