Oltre a distruggere le coltivazioni, scavano le loro tane lungo l’argine dei fossi creando dei veri e propri tunnel che minano la tenuta del terreno, con il rischio di incidenti per chi è al lavoro nelle campagne vicine. Si nutrono di una grande varietà di vegetazione, hanno un impatto negativo anche su altre specie animali e possono costituire un veicolo di trasmissione di malattie come la leptospirosi. La loro proliferazione incontrollata, inoltre – continua la Coldiretti regionale – spinge sempre più questi roditori anche nei pressi dei centri abitati. Si aggiungano poi i pericoli sulle strade: le nutrie invadono le carreggiate, provocando incidenti e mettendo in pericolo la sicurezza delle persone. Non è un caso quindi – sottolinea la Coldiretti Lombardia – che la nutria sia inserita tra le 100 specie aliene più dannose del mondo.
“Non si tratta solo di una questione agricola – continua il presidente Voltini –. Siamo di fronte, invece, a un problema che riguarda anche la salute pubblica, la tutela ambientale e la tenuta idraulica. Per questo serve un’azione comune e condivisa, che tenga conto di tutti questi aspetti. Finora Regione Lombardia, attraverso la DG Salute, ha fatto sforzi importanti per arginare il problema e garantire in parte il contenimento di questi maxi topi. Adesso, con il rinnovo del piano di contenimento, è sempre più pressante l’esigenza di coordinare a livello centrale i singoli territori provinciali che allo stato attuale si stanno muovendo in autonomia”.
“Gli agricoltori sono impegnati in un continuo miglioramento del loro lavoro, per un’agricoltura sempre più sostenibile e attenta al benessere animale – conclude Voltini –. Tutto questo però è inutile se non riusciamo a proteggere la loro salute e le loro attività dalle incursioni fuori controllo dei selvatici, che sono un vero flagello: serve un piano di intervento incisivo, con nuove risorse da mettere in campo anche a livello nazionale, per tutelare la nostra agricoltura e il nostro agroalimentare, una filiera centrale per il Paese come ha dimostrato anche l’emergenza coronavirus”.