La presenza dei cinghiali è ormai una costante e non passa giorno che non ci siano avvistamenti anche nelle città, oltre che nelle aree agricole e rurali con rilevanti danni alle coltivazioni e causa di problemi sanitari, e sulle strade dove sono motivo spesso di incidenti. “Non sono più possibili misure tampone e una tantum che non hanno inciso in modo strutturale alla definizione dell’emergenza che ha avuto un peggioramento – conferma Francesco Cosentini, direttore di Coldiretti – e che per come vengono annunciate si vuole far credere rassicuranti e risolutive dei problemi. Cosa fare? Lo proponiamo da tempo! Occorre ridefinire le aree vocate e non vocate al cinghiale servendosi dei dati Arcea che sono aggiornatissimi e quindi liberare dai cinghiali le aree non vocate, che sono poi quelle agricole, autorizzando ed incentivando i piani di contenimento numerico, di controllo e di abbattimento.
Necessariamente occorre la modifica delle norme regionali che risalgono a ventidue anni fa e che erano state pensate per la tutela e protezione della fauna selvatica, al fine della ricostituzione del patrimonio faunistico e che oggi evidentemente si sono dimostrate non più idonee. Richiedere ancora -conclude- l’aggiornamento del “Piano di Riequilibrio della specie” agli Enti Parco e più in generale all’interno delle aree naturali e protette, al fine di ripristinare la sostenibilità ambientale ed economica. Non è più rinviabile la risoluzione del problema – concludono presidente e direttore di Coldiretti– ed è assolutamente necessario assicurare la giusta tutela del lavoro di chi si guadagna da vivere in campagna, la sicurezza delle persone e la vivibilità dei luoghi ”.