Il flagello della sovrappopolazione dei cinghiali è ad una svolta concreta. Da problema per gli agricoltori a risorsa per il patrimonio agroalimentare della Campania. È il progetto annunciato da Coldiretti Campania, che partirà nell’area montana del Matese, attraverso la collaborazione tra il CRIUV – Centro di riferimento regionale per l’Igiene Urbana Veterinaria e la cooperativa agricola multifunzionale Falode di Castello del Matese, con il supporto della federazione di Coldiretti Caserta. Il progetto – spiega Coldiretti Campania – si basa sull’integrazione tra le regole vigenti in area Parco e le azioni di selezione venatoria svolta in aree contigue.
Infatti in area Parco non è consentita la caccia selettiva, ma la cattura attraverso i chiusini, un modello di trappola già sperimentato. I cinghiali così catturati verranno portati in un’area di raccolta presso la cooperativa Falode. Qui, nel macello aziendale e sotto il controllo dell’ASL, si procederà alla valorizzazione delle carni, insieme ai cinghiali abbattuti nelle aree con selezione venatoria. La filiera delle carni pertanto sarà sottratta al bracconaggio, con conseguente salvaguardia per la salute umana, certificandola con gli organismi pubblici competenti. “Coldiretti – afferma Salvatore Loffreda, direttore regionale della principale organizzazione agricola – chiede da tre anni una filiera controllata e rintracciabile delle carni di cinghiale per garantire il rispetto delle regole e la salubrità di quanto viceversa finisce sul mercato nero.
Tramite i nostri tecnici abbiamo presentato proposte concrete per risolvere il problema e stoppare il commercio clandestino. Ringrazio il direttore Coldiretti Caserta, Giuseppe Miselli, e il tecnico Virginio Bianco per il lavoro avviato sul territorio insieme ai tecnici del CRIUV, Valerio Toscano e Paolo Varuzza.” Nei prossimi giorni sarà presentato all’assessore all’agricoltura Nicola Caputo un percorso per la creazione di un marchio di filiera della carne, dei salumi e dei sughi di cinghiale prodotti in Campania. “Il nostro modello – sottolinea Gennarino Masiello, presidente di Coldiretti Campania – si basa sulla valorizzazione dei piccoli produttori locali che, forti della loro esperienza nella lavorazione dei suini, possono offrire al consumatore prodotti eccellenti in grado di far conoscere e apprezzare la qualità di una carne allevata da madre natura e trasformata a chilometro zero.
Il cinghiale è diventato un problema serio, non solo per le aziende agricole, ma per l’incolumità dei cittadini con il proliferare di incidenti. Occorre la piena collaborazione tra mondo agricolo, venatorio ed istituzioni per trasformare un problema in una risorsa. Coldiretti insiste per sviluppare un processo virtuoso in grado non solo di ridurre l’impatto del cinghiale, ristabilendo un equilibrio naturale totalmente stravolto, ma di generare integrazione al reddito ampliando l’elenco delle eccellenze gastronomiche campane.”