Quando, il 9 luglio scorso, Sabaudia si colorò di giallo Coldiretti e si popolò di agricoltori riuniti per richiamare l’attenzione degli enti preposti sul problema degli ungulati, Coldiretti Asti non mancò l’appuntamento e, unita alla mobilitazione regionale, esortò un concreto e rapido intervento per porre fine al drammatico problema dei cinghiali. Animali selvatici che, poco più di una settimana fa, hanno provocato un incidente stradale sulla tangenziale di Asti, rimasta lungamente bloccata per il soccorso alle persone ferite e la rimozione dei mezzi coinvolti, tra cui un’ambulanza. “Anche per i nostri agricoltori la situazione continua ad essere pesante ed esasperante – affermano ora i responsabili dell’associazione di categoria – Da gennaio ad oggi, Coldiretti Asti ha inoltrato all’Atc AT1 e AT2 ben 763 domande per danni causati in primis cinghiali, ma anche caprioli, alle aziende agricole (il 70% in più rispetto al 2020).
A questi danni/numeri, vanno aggiunti quelli dei concessionari delle riserve private e quelli rilevati delle altre organizzazioni agricole”. Il totale dei danni stimati interessa una superficie agricola, nel solo Astigiano, di oltre 2.500 ettari. Colpite in particolare le coltivazioni di mais, i prati, gli orti, i noccioleti e i vigneti. “I cinghiali rappresentano un grave danno che dall’agricoltura si estende alla sicurezza pubblica e stradale, fino a minacciare fortemente il futuro economico del nostro comparto – ricorda il presidente Coldiretti Asti Marco Reggio – a rischio anche la rotazione del piano colturale, con conseguenti ripercussioni sulla capacità di soddisfare il fabbisogno degli allevamenti interni alle aziende e di garantire sostenibilità ambientale e salute del terreno.
E’ inaccettabile che a distanza decenni, caratterizzati da ripetute segnalazioni, mobilitazioni, danni e incidenti, nulla sia cambiato”. “L’invasione dei cinghiali è diventato un problema anche sociale – prosegue il direttore Coldiretti Asti Diego Furia – dai boschi alle campagne fino alla città il loro avanzare è sotto gli occhi di tutti e le minacce si moltiplicano impattando fortemente anche la sicurezza pubblica stradale. Non vorremmo più aprire i giornali e leggere di drammatici incidenti; non vorremmo più leggere l’esasperazione nei volti dei nostri agricoltori”. Con l’apertura della nuova stagione venatoria (da inizio ottobre), ritornano ad essere alte le aspettative nei confronti dei cacciatori, chiamati a ridurre la popolazione degli ungulati.
“Dai cacciatori ci aspettiamo un grande impegno, nel rispetto del ruolo di controllo, della fauna selvatica e dell’ambiente, a cui sono chiamati – precisa Luigi Franco, vice direttore Coldiretti Asti con delega alla fauna selvatica – Coldiretti Asti vigilerà sul loro operato e sull’andamento della stagione venatoria. In assenza di risultati efficaci metteremo in campo forze, strumenti e azioni per recuperare equilibri, sicurezza e salvaguardia delle nostre produzioni agricole”. “Riteniamo che con l’introdotta possibilità di autodifesa e con la presenza di tutor adeguatamente preparati si debba poter porre concretamente e definitivamente fine al problema cinghiali, superando la calda diatriba tra cacciatori e agricoltori – aggiunge Franco – Rinnoviamo, dunque, l’appello alle istituzioni competenti, quali Atc, Provincia di Asti e Regione Piemonte, per un decisivo intervento a tutela della sicurezza stradale, del comparto agricolo e dell’ambiente”. Coldiretti, pertanto, avanza 4 specifiche richieste all’attenzione di Regione Piemonte e Stato:
- immediato riscontro alle istanze degli agricoltori;
- supporto agli agricoltori affinché vengano coadiuvati da forze dell’ordine, guardie venatorie, cacciatori e proprietari/conduttori di fondi iscritti ad apposito elenco regionale;
- allargamento del calendario venatorio includendo i mesi da settembre a gennaio;
- regia, a livello prefettizio, delle azioni di contenimento e prelievo, alla luce della specifica competenza per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza (La voce di Asti).