Per chi bazzica un po’ il mondo del vino due cose sono certe! La prima è che l’Italia ha un patrimonio ampelografico davvero incredibile. La seconda è che i nostri vitigni autoctoni, talvolta, assumono i nomi più strani e improbabili. E proprio la particolarità di alcuni nomi ti fa nascere curiosità e ti spinge a saperne di più.
È il caso, ad esempio, della Cococciola, uva a bacca bianca dal nome che fa sorridere, dalle origini incerte, ma da sempre presente nel territorio abruzzese. Un vitigno quasi sconosciuto e poco diffuso, basti pensare che lo si ritrova unicamente nella provincia di Chieti, in alcune zone della provincia di Teramo e nel nord della Puglia, dove vi è arrivata probabilmente per effetto della transumanza. Nota anche come Cacciola o Cocacciara, la Cococciola resta avvolta nei fumi del mistero anche riguardo alla genesi del suo nome, che plausibilmente può avere una derivazione onomatopeica.
La caratteristica che la distingue è la sua spiccata freschezza, motivo per cui negli anni è sempre stata usata come uva da taglio in assemblaggio al Trebbiano al fine di aumentarne l’acidità. Il lavoro di alcuni produttori, che hanno iniziato a sperimentare la sua vinificazione in purezza, ha portato nel 2010 alla nascita della denominazione Abruzzo Cococciola DOC, il cui disciplinare prevede sia la versione ferma, sia quella spumantizzata. In particolare per la versione ferma si prevede che sia utilizzato almeno l’85% di Cococciola, mentre per la versione Spumante è necessario che ce ne sia almeno il 60%.
Si tratta di un vitigno, allevato tradizionalmente con il sistema della pergola abruzzese, molto produttivo, sia come quantità di uve che si ottengono, sia come quantità di mosto che se ne ricava. I grappoli sono decisamente compatti, con acini tondi e grossi, dotati di una buccia spessa e pruinosa e caratterizzati dalla presenza di striature o macchie di colore marrone. Solitamente viene preferita una vinificazione in acciaio e il vino che se ne produce è di colore giallo paglierino con riflessi verdolini. All’olfatto arrivano delicati sentori di frutta a polpa bianca e note agrumate, floreali, a volte erbacee e ammandorlate. Il sorso è gradevole e caratterizzato da sapidità, mineralità e una interessante acidità che rimanda a freschi richiami citrini e che rendono quest’uva perfetta per essere spumantizzata. E se vi viene voglia di provarla non si può non iniziare dalla Cantina Tollo, realtà abruzzese storica nata nel 1960 e divenuta punto di riferimento del territorio italiano. La loro Cococciola, dai profumi di ginestra e gelsomino, è fresca, sapida e lascia al palato una piacevole sensazione ammandorlata. Da degustare anche la loro versione Spumante che al naso ricorda i fiori d’acacia.
A San Vito Chietino si distendono i vigneti dell’Azienda Agricola Olivastri Tommaso, a soli 2 km dal Mare Adriatico. Fin dalla prima vendemmia nel 2000 il lavoro di Tommaso è sempre stato fortemente orientato alla vigna attraverso la potatura manuale e un controllo rigoroso delle viti per ottenere uve ottime. L’Ariosa celebra nel nome la fresca brezza marina che accarezza i vigneti e esprime a pieno le caratteristiche tipiche di quest’uva. In bocca la sua notevole freschezza invoglia a berne ancora.
Nel borgo di Crecchio nel 2006 nasce Tenuta Ulisse con l’intento dei fratelli Antonio e Luigi Ulisse di ricercare la qualità assoluta attraverso il rispetto delle tradizioni e moderne sperimentazioni. Il risultato è una cantina all’avanguardia dal punto di vista tecnologico. La loro Cococciola evidenzia delicati profumi agrumati di pompelmo e limone, che preludono a una freschezza e a un finale di bocca piacevole e persistente. E, infine, è da provare Lu Sciablì di Marchesi de’ Cordano, la cui cantina è costruita completamente in legno ed è concepita come spazio di incontro e condivisione, con una grande sala degustazione che può ospitare fino a 70 persone. Questa Cococciola, dopo la fermentazione del mosto, viene lasciata maturare per 12 mesi in anfore di terracotta. Ciò consente di ottenere un vino elegante, in cui sono esaltati gli aromi varietali tipici del vitigno fino a raggiungere anche profumi di agrumi canditi e pasticceria secca.
E a tavola con cosa possiamo accompagnare la Cococciola? Sicuramente con antipasti di mare oppure primi piatti di pesce delicati, ma anche col pesce crudo. La buona acidità e la deliziosa sapidità di questo vino si possono ben sposare al sushi per fare da contraltare alla morbidezza e alla grassezza di questo piatto. E per tornare in Italia provatela con la mozzarella di bufala e poi diteci!