CNCN: La caccia guadagna consensi in Umbria e Toscana, dove i cittadini “vicini” all’attività venatoria sono più della media nazionale.
Confermata la maggioranza positiva schierata a favore di una caccia responsabile e sostenibile, ma è ancora forte la mancanza di conoscenza sui limiti e sulle norme da parte dei non-cacciatori, quindi si pone la necessità di un maggiore dialogo e informazione. Anche il Ministro Galan è intervenuto a Perugia portando il suo sostegno: “Sulla caccia ipocrisie e falsità, la sua abolizione non è in discussione”.
Perugia, 26 novembre 2011 – In Umbria e Toscana la maggioranza dei residenti, si schiera a favore dell’attività venatoria sostenibile e responsabile (54%), allineandosi con il dato rilevato a livello nazionale dalla ricerca “Gli Italiani e la caccia”, commissionata dal Comitato Nazionale Caccia e Natura (CNCN) e da FACE ITALIA all’istituto Astra Ricerche, e presentata oggi a Perugia con i dati umbri e toscani.
In base ai dati rilevati, in generale la popolazione umbra e toscana è molto vicina all’attività venatoria, più del resto della popolazione nazionale: infatti ben il il 58% degli umbri e dei toscani è in qualche modo legato alla caccia, o perché la pratica, o perché accompagna altri nelle loro attività, oppure perché ha famigliari o amici cacciatori, o infine perché è stato cacciatore. A livello nazionale il dato di vicinanza all’attività venatoria è risultato il 48%.
Più alto, rispetto al dato complessivo nazionale, anche l’indice complessivo pro-caccia, con un 45% di positivi contro il 40% nazionale mentre è sostanzialmente confermata la tendenza a vedere meglio i cacciatori rispetto alla pratica in sé con un consenso che arriva al 58%.
Infine anche nella popolazione di Umbria e Toscana si rileva, purtroppo, ancora scarsa la conoscenza dei limiti che regolano questa pratica tra i non cacciatori: solo il 44% degli umbri e dei toscani (il dato nazionale è il 45%) è ben conscio delle normative ad essa collegate.
Quindi, nonostante una maggiore “vicinanza” con l’attività venatoria, manca una chiara e sufficiente conoscenza dei limiti della caccia, ponendo come centrale il problema del dialogo e dell’informazione, dato che è proprio su questa scarsa conoscenza delle norme che regolano in Italia l’attività venatoria da oltre 20 anni, come dimostrato ampiamente da Astra Ricerche, che si basano gran parte delle tesi a sostegno delle campagne anticaccia del nostro paese.
Questi sono alcuni tra i dati più significativi emersi dall’analisi regionale per Umbria e Toscana dello studio “Gli italiani e la caccia”, la più ampia e approfondita indagine sociologica mai svolta finora su questo tema (un campione di 2200 persone) che ha realizzato in Umbria la prima tappa di un tour che toccherà molte altre regioni.
A Perugia, venerdì 26 novembre, nella sede del Consiglio Regionale nel Palazzo Cesaroni il sociologo Enrico Finzi ha illustrato i dati generali, e quelli specifici per l’Umbria e la Toscana, rilevati attraverso lo studio da lui stesso curato per Astra Ricerche.
L’appuntamento è stato organizzato dai due soggetti che hanno commissionato l’indagine, ovvero il Comitato Nazionale Caccia e Natura (CNCN) e le Associazioni Venatorie riunite in Face Italia (Federcaccia, Liberacaccia, Enalcaccia, AnuuMigratoristi), sostenuti nell’occasione dall’Intergruppo Parlamentare “Amici del Tiro, della Caccia e della Pesca”.
“Appare chiarissimo che, – ha sottolineato il sociologo Enrico Finzi – qualora la pubblica opinione fosse resa largamente edotta del fatto che in Italia non è consentita la caccia ‘selvaggia’, il favore per l’attuale attività venatoria, in quanto responsabile e sostenibile, crescerebbe in misura consistente”.
“I tour regionali, che partono proprio da Perugia con l’appuntamento del 26 novembre, – hanno dichiarato i promotori dell’indagine CNCN e FACE Italia – vogliono essere un contributo a questa evidente mancanza nel panorama dell’informazione nazionale e locale. Andando tra la gente, facendosi vedere e conoscere anche attraverso la più ampia e approfondita ricerca sociologica in materia mai condotta, i cacciatori italiani puntano a contrastare l’immagine distorta che finora, per comodità o per precisa volontà, ha sempre trovato più spazio nell’immaginario collettivo”.
“Abbiamo appoggiato questa iniziativa con convinzione – ha detto l’on. Luciano Rossi, presidente dell’Intergruppo Parlamentare “Amici del Tiro, della Caccia e della Pesca” – perché è evidente che finora della caccia si è parlato poco e male, nel senso che chi lo ha fatto spesso non conosceva affatto l’attività venatoria. I dati dell’indagine di Astra Ricerche in questo senso sono illuminanti, sia sul favore per la caccia ben più alto di quanto da più parti si voglia far credere sia sulla obiettiva scarsa conoscenza in merito ai limiti e alle norme che la regolano”.
Alla base di questo studio c’è la volontà del mondo venatorio di conoscere meglio i l’orientamento degli italiani rispetto a un tema caldo ed emotivamente coinvolgente, che troppo spesso non lascia spazio a un confronto sereno, basato su argomentazioni scientifiche.
I risultati della ricerca “Gli italiani e la caccia” dell’istituto Astra Ricerche sono reperibili sul sito www.cncn.it e sui siti delle associazioni venatorie federate in FACE Italia (www.federcaccia.org – www.anlc.it – www.enalcaccia.it – www.anuu.org)
La dichiarazione del Ministro Galan: “Tutta la questione della caccia è oggetto di ipocrisie e falsità. Il problema non è caccia-si o caccia-no, abolirla in Italia significa infatti solo abolirla per chi non ha i mezzi per andarla a praticare all’estero visto che si pratica in tutto il mondo. Il problema è che va fatta bene, la legge che la regola è troppo vecchia e presenta norme ormai poco comprensibili. Ci vorrebbe una nuova caccia e una revisione europea delle norme e dell’elenco delle specie cacciabili, soprattutto ci vorrebbe il buon senso di tutti. Per esempio non è vero che la caccia sia un’attività in contrasto o a danno dell’agricoltura, esistono norme specifiche che vietano di andare a caccia in terreni coltivati o in determinati periodi della produzione agricola. Parliamo di una delle più grandi passioni degli uomini e quindi chiedo a quelli che non la condividono – che io rispetto – altrettanto rispetto per la caccia e per i cacciatori, troppo spesso descritti come delinquenti. E poi non ci dimentichiamo dell’orgoglio nazionale legato alla produzione di armi da caccia, da ogni parte del mondo ci sono richieste per i fucili italiani. La produzione italiana di fucili e munizioni da caccia è un settore di grandissimo valore ed entità che occupa migliaia di persone. Un esempio di Made in Italy di altissimo livello”.
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