Club del Colombaccio dell’Appennino Umbro-Toscano tira le somme sulla Stagione Venatoria conclusa di recente, “si ricerca la qualità e non la quantità”.
Sono soltanto due settimane che purtroppo la stagione venatoria è terminata e nelle varie comunità venatorie si incominciano a tirare le somme. Tralasciando la qualità, perché la caccia ci teniamo a dirlo non è quantità ma bensì un’arte e una passione che si basa sulla qualità degli abbattimenti, non abbiamo potuto non notare l’inizio della solita e, oramai stucchevole, diatriba sulla caccia al colombaccio nelle sue più disparate forme. Come Club del Colombaccio dell’Appennino Umbro-Toscano siamo fermamente convinti che ogni forma di caccia sia da tutelare e, soprattutto, da ritenersi oggetto di rispetto. Chi esercita la forma dell’appostamento fisso, chi da appostamento temporaneo, chi utilizza la splendida tesa al colombaccio posato e coloro che la effettuano al volo sono sullo stesso piano venatorio.
Leggendo nei vari forum non possiamo notare purtroppo il continuo bombardamento di “post” contro la caccia da appostamento fisso al volo, contro chi esercita la caccia da appostamento temporaneo con o senza richiami, chi fa la caccia al campo, chi addirittura spara al reinvolo del branco che ha è venuto al gioco. Questi Signori oltremodo vorrebbero eliminare i richiami vivi per chi, negli appostamenti fissi, spara a volo; vorrebbero vietare lo sparo, chiaramente al volo, sui selvatici che hanno “creduto”, e dulcis in fundo aumentare le distanze tra un appostamento fisso che effettua lo sparo a fermo da quello che effettua lo sparo a volo.
E questo sarebbe lo spirito di alcuni Club dedicati al Colombaccio? Ma una associazione di categoria non dovrebbe tutelare La Caccia a questo selvatico solamente in funzione del giusto equilibrio faunistico? Ce lo chiediamo perché andando a scavare più affondo nei post notiamo che alla fine dei conti il comune denominato di questi Signori è solo uno: coloro che praticano la caccia con lo sparo a fermo trovano sempre maggiore difficoltà e, di conseguenza, raccolgono meno (ricordate il discorso qualità e non quantità?). Ci domandiamo se la vera problematica sia la tradizione, che in qualche modo per alcune parti d’Italia avrebbe un senso, o sia solo un palliativo perché si abbatte poco.
Richieste di questo genere ce le saremmo aspettate da giovani cacciatori che tanto hanno ancora da imparare, che non conoscono appieno l’affascinante e difficilissimo mondo della caccia al Colombaccio, ci dispiace invece che a fare queste rimostranze siano persone con i capelli bianchi, che sanno quali e quante siano le difficoltà per improntare un appostamento fisso con tiro al volatile posato. Piante di buttata e alberi dove costruire il capanno non sono presenti in tutti i luoghi deputati all’installazione di un gioco per il Colombaccio, così come il passaggio e l’avvistamento di un gruppo di colombe gioca un ruolo fondamentale sul tipo di appostamento da insediare. Ai cacciatori che si ritrovano in un territorio non adatto al tiro posato cosa dovremmo dire? E gli appostamenti già operativi cosa diciamo?
Lo stesso dicasi per il discorso preapertura al Colombaccio. Molti non la vogliono perché, a loro dire, il columbide nei primi di settembre è ancora in fase di cure parentali. Prima di tutto non dobbiamo scordarci che si parla di seconda se non terza covata, quindi come cita testualmente la Direttiva europea, trascurabile ai fini della conservazione della specie; secondo l’Ispra che puntualmente sappiamo non essere certo amico dei cacciatori ha tranquillamente ammesso la preapertura della caccia nelle Regioni dove la specie goda di ottima salute; terzo si ritorna al solito motivo che siccome nella prima settimana di Ottobre il passo dei Colombacci non è ancora iniziato gli appostamenti intanto cominciano a fare “cassa” con gli stanziali.
Il Club del Colombaccio dell’Appennino Umbro Toscano dice chiaramente NO!!! Questo non è lo spirito giusto di una associazione di categoria che vuole tutelare la passione per una specie.
Se ci fossero delle motivazioni scientifiche che indicassero chiaramente la necessità di restringere le modalità di prelievo del Colombaccio saremmo i primi a sostenerlo con forza, ma allo stato attuale non c’è segno alcuno della necessità di intervenire in questo modo. Il nostro Club è stato fondamentale in Umbria, assieme ad alcune Associazioni Venatorie, con il comunicato stampa diramato pochi giorni prima della Consulta Venatoria che era indirizzata verso la negazione della preapertura al Colombaccio e lo sarà ancora di più in futuro se le “paradisiache” richieste sopra esposte di qualche illustre Signore vengano solo prese in considerazione.
Le uniche cose su cui possiamo accettare di trattare al momento, che sono a nostro avviso il vero problema che rende sempre più problematica e difficile la caccia al Colombaccio, sono due: le distanze fra appostamenti fissi e la caccia al cinghiale nel mese di ottobre. In Toscana abbiamo 700 metri di distanza fra due appostamenti fissi, misura che riteniamo accettabile, in Umbria il limite è posto a soli 500 metri. La scelta di 500 metri purtroppo fu fatta per motivi di mero “opportunismo” di pochi che non potevano istituire il proprio appostamento in quanto ne era presente già un altro. Certo non sarebbe una scelta indolore per alcuni ma crediamo sia un ragionevole compromesso anche verso coloro che non possono o non vogliono cacciare in un appostamento fisso dando così modo di effettuare il solo appostamento temporaneo chiaramente non più a 100 metri ma ad almeno 200 metri di distanza da un appostamento fisso.
Il problema cinghiale è di semplicissima soluzione: la quasi totalità delle regioni italiane caccia nel periodo novembre-gennaio e non capiamo perche alcune province debbano optare per il periodo ottobre dicembre, cioè in pieno passo di Colombacci ma anche di Tordi. Concludiamo dicendo che ci è parso doveroso informare i cacciatori di ciò che avviene nelle pubbliche arene in quanto spesso male informati o non pienamente a conoscenza delle realtà dei fatti. Il Club del Colombaccio dell’Appennino Umbro-Toscano è comunque a disposizione per confrontarsi con tutte le parti interessate al fine di eliminare o quantomeno ridurre ogni attrito fra cacciatori.
Club del Colombaccio – Cacciatori dell’Appennino Umbro-Toscano
( 13 febbraio 2013 )