Studio dei particolari della tipicità funzionale delle razze da caccia nell’ambito dei criteri fondamentali della classificazione delle razze canine
La storia del cane è sotto molti aspetti la storia dell’uomo; o, almeno, è ad essa collegata da vari fattori inerenti le diverse necessità, le velleità, i capricci vari dell’uomo. Così, di cani, ai giorni nostri, ne abbiamo una vastissima gamma che riflette scrupolosamente le tre prerogative generali, sopraccennate, che le hanno determinate.
Astraendo dalle condizioni di partenza, le razze canine, una volta formate o fissate, era logico che fosse necessario classificarle.
Diversi zoologi, che non citiamo, si cimentarono nel tempo per dare alla popolazione canina un ordine, una ripartizione di massima ed una classificazione.
La ripartizione tipologica a noi arrivata col corredo della obiettività critica del nostro più insigne cinologo – il Solaro – e con la sua convinta accettazione è quella dello zoologo francese Pierre Mègnin, per molti aspetti la più semplice e la più organica.
Il Mègnin divide tutte le razze canine in quattro grandi gruppi: Lupoide. Braccoide. Molossoide, Graioide. In ogni gruppo considera cinque Sottogruppi in base alla statura ed altri fattori, quali il pelo corto, lungo, duro, in base ai quali opera successive ripartizioni.
I caratteri fondamentali dei vari gruppi, ovviamente, riguardano la testa, per la sua forma, la sua dimensione, le sue caratteristiche.
Così, i Lupoidi: «cani aventi testa a forma di piramide orizzontale, orecchie generalmente diritte, muso allungato, stretto. piccole labbra. serrate, le superiori che non oltrepassano la base delle gengive inferiori».
Molossoidi: «cani aventi testa voluminosa. rotonda o cuboide: orecchie piccole, cadenti; muso corto: labbra lunghe e spesse. Corpo massiccio, generalmente cinque dita dietro come davanti. Tipi normali di grande statura »
Braccoidi: «cani aventi la testa che si avvicina alla forma prismatica, con il muso tanto largo alla estremità che alla sua base e separato dalla fronte da una depressione (stop, salto naso-frontale) ben marcata; le orecchie sono cadenti, le labbra lunghe e pendenti, e le superiori, come la commessura, oltrepassano di molto il livello della mascella inferiore».
Graioidi: «cani aventi testa a forma di cono allungato, cranio stretto, orecchie piccole coricate indietro o diritte, muso lungo e sottile in tutti i sensi, in linea retta con la fronte; naso saliente e angoloso, debordante sulla bocca; labbra piccole, corte e serrate, corpo slanciato, membra gracili, ventre molto retratto».
Ogni tipo di testa che contraddistingue ognuno dei tipi morfologici descritti ha delle caratteristiche di massima che comprendono quelle specifiche dei vari tipi razziali.
In questa sede il tipo che più ci riguarda è il tipo Braccoide nel quale rientrano moltissime razze da caccia (da ferma e non da ferma). Ne sono esclusi i Cirneco dell’Etna, appartenente al tipo morfologico Graioide ed i Terriers, appartenenti al tipo Lupoide.
Nel tipo Braccoide. quindi molto rappresentativo, si riscontra tra l’altro la gamma di tipi razziali che comprende i tre tipi morfologici fondamentali di testa: il tipo concavilineo (pointer), il tipo rettilineo (setters). ed il tipo convessilineo (bracchi. spinoni. ecc.) i quali si differenziano fondamentalmente grazie al profilo delle teste, in particolare la concavità, la convessità o la rettilineità viste e valutate dall’alto, e riferite verso l’alto riguardano il profilo globale della testa di ogni tipo e scaturiscono dalla diversità strutturale nella quale si configura la connessione tra cranio e muso. La reciproca continuità, infatti, = cranio – muso, o muso – cranio = si attua sulla stessa direzione, nel caso di rettilineità dei setters ad esempio, e su direzioni diverse nel caso della concavità e della convessità: precisamente, su direzioni convergenti verso lo «stop» (salto naso – frontale), nella concavità; su direzioni divergenti dallo «stop», nella convessità.
Sorge d’obbligo, a questo punto, una precisazione: ognuna delle tre caratteristiche — rettilineità, concavità, convessità — ed i rispettivi valori angolari, sono apprezzabili e valutabili prendendo come basi goniometriche il profilo superiore della canna nasale — asse superiore del USO — da una parte, e l’asse del cranio (non identificabile concretamente, ma interpretabile grazie alla facile individuazione dei due punti craniometrici che congiunge), dall’altra.
Gli assi cranio – facciali si definiscono: convergenti. paralleli e divergenti. Uno di essi, l’asse del muso, coincide con il profilo superiore della canna nasale: è semplice individuarlo, seguirlo ad occhio. intravedere il suo prolungamento ideale verso il cranio. L’asse del cranio è soltanto interpretabile nella realtà vivente; riscontrabile con esattezza, invece, nelle foto, nei disegni. nello scheletro. Lo si considera una retta un asse che passa per due punti ben netti: il punto medio della cresta occipitale ed il punto medio del segmento che congiunge gli angoli interni degli occhi.
Di essi, la reciproca inclinazione ne caratterizza la convergenza o la divergenza; la univoca direzione, il parallellismo.
In particolare: all’interpretazione visiva, se i prolungamenti dei due assi non hanno alcun punto in comune è ovvio il parallelismo (setters); se i prolungamenti dei due assi s’incontrano proprio nel salto naso-frontale, si è nel caso di assi convergenti (pointers); se il prolungamento del profilo superiore del muso interseca l’asse del cranio e fuoriesce dal cranio anteriormente alla regione occipitale, si è nel caso di assi divergenti (bracchi, spinoni ecc.).
Nel tipo di testa di ogni razza perciò, e nel tipo Braccoide in particolare, dati i nostri specifici interessi, la connessione cranio-muso e la conseguente direzione degli assi cranio – facciali divennero caratteri assoluti di tipicità, nel rispetto della disposizione all’impiego pratico più congeniale. Così il pointer lo si volle con testa ed assi cranio – facciali convergenti per meglio adempiere al suo ruolo di indagatore a grandi distanze nelle spaziose distese, con galoppo spavaldo e reazioni categoriche; il setter (nella generalità primigenia) con testa ad assi cranio – facciali paralleli perché nell’assolvere lo stesso ruolo del Pointer potesse meglio far valere le sue caratteristiche psichiche che lo predisponevano alle movenze striscianti e serpeggianti, ed a reazioni assecondanti e feline; del Bracco, prototipo dei continentali “fermatori”, si rispettò la testa con assi cranio – facciali divergenti (senza eccessi segugisti) perché predisposta a favorire ricerca di emanazioni in ambienti vari e discontinui, e ad assecondare psiche raziocinante su telaio strutturalmente congegnato per gran fondo ed andature medie; e nel segugio, con testa ad assi cranio-facciali molto divergenti, s’intese esaltare le sue naturali prerogative di pistaiolo, favorendolo nel recepire emanazioni legate al terreno, nella scioltezza dei movimenti e nella libertà dinamica.
A questo punto ci sembra opportuno ribadire: la creazione delle razze nell’arco dei secoli che ci troviamo dietro, ebbe luogo assecondando i principi fondamentali della Natura ma anche nell’obbedienza scrupolosa di necessità di funzione che ogni razza fu chiamata ad assolvere. Ecco perché ogni razza (cd ogni gruppo di razze affini) ebbe delle peculiari caratteristiche che non soltanto contraddistinguono il tipo, ma che servono fedelmente la funzione e scaturiscono da essa.
La direzione degli assi cranio – facciali (tutt’uno con la connessione cranio – muso) divenne quindi il marchio dei tre tipi di testa riscontrabili nelle razze canine. E nel tipo Braccoide, che più ci riguarda, i tre tipi coesistono e marcano la differenziazione di tre tipi canini totalmente diversi nella struttura fisica, nella reattività psichica, nella disposizione a ben definite forme d’impiego.
Anche se nella pratica cino – venatoria non è raro constatare il contrario: pointers divergenti, setters convergenti (rari) o divergenti, bracchi paralleli o, peggio, troppo divergenti (oggi, frequenti). E superbi fuoriclasse delle prove sul terreno hanno avallato, con l’esempio, la veridicità e la validità degli inversi.
Tuttavia la realtà cinotecnica, voluta nel tempo e sostenuta dal tempo, non vien meno per eccezioni anche eclatanti ma pur sempre occasionali. Anzi, l’acquisizione dei principi di essa da parte degli utilizzatori pratici del cane (da caccia, in particolare) ha determinato il diffondersi nelle varie razze di livelli di rispondenza tecnica sempre più notevole. Alla quale ci auguriamo di poter contribuire anche noi.
Le eccezioni non fanno testo; semmai, come in ogni campo, confermano.