Civiltà Rurale Caccia Ambiente ha riunito cacciatori e allevatori in un convegno ed un corteo a Montichiari (BS), per parlare della normativa sul benessere degli animali.
La decisione di sfilare a Montichiari non è stata casuale. Ma a spingerli nella «tana» della più grande protesta animalista contemporanea, sono state rivendicazioni trasversarli, spesso profondamente diverse fra loro. Nel corteo di ieri sera c’erano infatti imprenditori preoccupati dei costosi adeguamenti di porcilaie e capannoni avicoli alle norme europee sul benessere di galline e suini, cacciatori delusi dalla mancata riforma sulla legge venatoria ma anche una piccola rappresentanza di veterinari e studiosi favorevoli alla sperimentazione sugli animali.
A promuovere la mobilitazione contro quello che è stato ribattezzato il «dogmatismo animalista» è stata l’associazione Civiltà rurale, Caccia, Agricoltura e Ambiente. L’iniziativa si è svolta in due momenti: dopo il convegno per «pochi intimi» al Centro fiera, in serata spazio a una fiaccolata decisamente più partecipata. Il corteo di poco più di centocinquanta persone, aperto da alcuni trattori, ha attraversato le vie della città approdando nella piazza del municipio. Introdotta da Enzo Bosio, presidente dell’associazione Civiltà rurale, e dal veterinario Tino Consoli, la tavola rotonda è stata monopolizzata da Silvio Garattini, direttore dell’istituto Mario Negri di Milano.
“La ribellione della gente contro l’impiego degli animali per la ricerca scientifica non è recente ma risale al 1700 e vi sono due gruppi oggi che la alimentano – ha spiegato Garattini – quelli spinti dall’etica e quelli che credono di avere soluzioni scientifiche alternative. Ma entrambi sbagliano, poiché chi ama gli animali non ha diritto di imbrigliare la ricerca e chi pensa vi siano strumenti alternativi ha una visione anacronistica: sarebbe come a dire che possiamo fare a meno del computer”.
Ma, più che al dibattito sulla sperimentazione sugli animali, il popolo sceso in piazza a Montichiari si è dimostrato più interessato ad aspetti prosaici. “L’escalation del movimento animalista ha portato alla modifica delle norme che rischiano di danneggiare il comparto zootecnico in un momento di crisi – è stato rimarcato da alcuni relatori a margine della manifestazione – adeguare le gabbie delle galline ovaiole o le porcilaie alle stringenti regole europee rischia di dare la spallata decisiva a molte imprese”.
14 novembre 2012
Fonte: BresciaOggi