Da argomento di propaganda elettorale, il fenomeno dei cinghiali a Roma, e in particolare nel quadrante nord della capitale, diventa da oggi ufficialmente anche una questione giudiziaria. Dopo tante polemiche a distanza, la sindaca Virginia Raggi ha deciso di ‘attaccare’ frontalmente Nicola Zingaretti con un esposto presentato alla procura di Roma. A suo dire, “la presenza massiccia e incontrollata dei cinghiali in città sarebbe conseguenza della mancata previsione e/o attuazione da parte della Regione Lazio di efficaci piani di gestione. Secondo l’articolo 19 della legge nazionale 157/92 – spiega Virginia Raggi – sono le Regioni a dover provvedere al controllo delle specie di fauna selvatica anche nelle zone vietate alla caccia”. Nel chiedere ai magistrati di fare i dovuti accertamenti, la sindaca chiarisce, nel suo esposto, che “la Regione Lazio risulterebbe inadempiente al Protocollo d’Intesa sottoscritto con la Città Metropolitana di Roma Capitale e Roma Capitale, che prevede che sia appunto la Regione a dover predisporre piani di gestione nelle aree ricadenti nel territorio di Roma Capitale e a dover individuare strutture regionali in grado di ricevere gli animali vivi, catturati nell’ambito delle attività di controllo numerico”.
E pensare che un paio di settimane fa proprio Zingaretti ha firmato il decreto che disciplina la caccia al cinghiale, in braccata e in girata, per raggiungere e mantenere sul territorio una presenza della specie compatibile con le esigenze di salvaguardia delle colture agricole e forestali, di sicurezza delle persone e di tutela della biodiversità. “Un provvedimento – specificava la Regione Lazio – che interviene dando un ulteriore strumento per la gestione e il contenimento della fauna selvatica, specie cinghiale, a salvaguardia degli agricoltori e della sicurezza pubblica nel Lazio”. In attesa di conoscere le iniziative dei magistrati di piazzale Clodio e una eventuale replica da parte della stessa Regione Lazio all’esposto della prima cittadina, sul fenomeno dei cinghiali nella capitale si sono confrontati ultimamente associazioni ed esponenti di varie forze politiche.
Qualche settimana fa era stato il parlamentare Michele Anzaldi, con un video su Fb che immortalava alcuni cinghiali in un’area giochi per bambini, a rinnovare l’allarme: “La completa assenza di gestione dell’invasione di cinghiali per le strade di Roma – scriveva il deputato di Italia Viva – può causare danni irreparabili per l’incolumità dei cittadini, dei loro bambini e degli animali domestici. Dobbiamo aspettare l’ennesima tragedia prima che si faccia qualcosa? I candidati sindaco che aspettano a prendere impegni chiari su questo, dopo i tanti incidenti stradali e non solo che ci sono stati, addirittura mortali? In cinque anni la Giunta Raggi non ha fatto assolutamente nulla, aggravando ancora di più il problema: ennesimo motivo per mandarla a casa”.
E giorni prima era stato lo stesso Zingaretti, inaugurando un’area giochi nel complesso Ater di San Basilio, a chiamare in ballo il Campidoglio sulla gestione dei rifiuti e, di conseguenza, quella dei cinghiali: “Il comune di Roma – aveva esordito – non fa il proprio dovere. L’Ama è una societa praticamente fallita che ha cambiato otto amministratori in cinque anni e il comune ha cambiato quattro assessori in cinque anni, è una vergogna perché non c’è programmazione e non riescono a raccogliere l’immondizia per le strade e ci sono sorci e cinghiali, perchè non riescono a pulire la città. Una vergogna che deve finire”. Sulla proliferazione dei cinghiali a Roma era intervenuta lo scorso giugno anche Coldiretti per sollecitare “una normativa nazionale in grado di permettere l’abbattimento dei cinghiali evitando gestioni differenti tra le regioni e con specifici poteri in carico ai sindaci”.
Una proposta che vedeva opporsi le associazioni animaliste che, invece, avevano puntato il dito sulla gestione dei rifiuti e la scarsa manutenzione delle aree verdi. “Nelle città bisognerebbe che il sindaco fosse abilitato a intervenire con proprie ordinanze per l’abbattimento”, aveva detto in una intervista all’AGI Stefano Masini, docente di diritto agrario all’Università degli Studi Tor Vergata, e responsabile dell’Area Ambiente e Territorio della Coldiretti. “Le soluzioni si intrecciano nelle competenze di Stato e Regioni – aveva aggiunto Masini -, è vero che l’attività venatoria è di competenza delle Regioni ma la tutela della fauna è di competenza Statale. Occorre un’azione combinata tra Stato e Regione soprattutto nelle aree urbane dove occorre rispondere anche a un allarme di ordine pubblico e di incolumità pubblica al fine di evitare incidenti stradali”. Per Claudio Locuratolo coordinatore delle Guardie Zoofile dell’Oipa di Roma, “la causa principale dell’aumento della presenza dei cinghiali è sicuramente l’aumento dei rifiuti.
I cinghiali sono sempre gli stessi ma sono aumentati i rifiuti e quindi la disponibilità di cibo nelle vicinanze delle aree verdi dove vivono. Roma è la città più verde d’Europa e questo comporta indubbiamente un aumento di tutti gli animali selvatici”. Lo scorso maggio un video, che riprendeva un gruppo di cinghiali ‘scippare’ la spesa ad una donna nel parcheggio di un supermercato, aveva fatto il giro dei social e dei media, tanto da ‘costringere’ la sindaca Raggi a intervenire e tirare di nuovo in ballo la Regione: “L’episodio è avvenuto nella frazione Le Rughe a Formello, un comune di 13mila abitanti in provincia di Roma, all’interno del Parco Regionale di Veio. La propaganda da campagna elettorale ha trasformato questo video nella solita accusa nei confronti di Roma e della sua amministrazione.
Credo sia giusto fare chiarezza e spiegare come, per legge, viene gestita la fauna selvatica di cui fanno parte anche i cinghiali. E intanto precisiamo che Formello è un comune amministrato non da me ma da un sindaco della Lega che, comunque, non ha una responsabilità diretta nella gestione dei cinghiali. La legge – ribadiva Virginia Raggi – prevede che siano le Regioni con le loro amministrazioni a gestire la fauna selvatica. Da decenni i cinghiali stanno aumentando in quanto non ci sono più specie antagoniste, altri animali, che ne limitano il numero” (AGI).