All’Elba troppi cinghiali: aziende agricole costretti a barricare orti e terreni.Tanti casi solo nell’ultima settimana: i cinghiali tra i turisti.
I racconti di alcuni imprenditori costretti a subire regolarmente le scorribande notturne di famiglie intere di cinghiali. Coldiretti chiede aiuto alla Provincia di Livorno e all’Ente Parco. Aniello Ascolese, Direttore Provinciale Coldiretti: “Imprenditori studi di allevare cinghiali con produzioni agricole”. La furia dei cinghiali torna ad abbattersi sull’Elba. Non sono stati sufficienti gli oltre 1700 abbattimenti del 2011 per ridurre il numero degli esemplari che hanno trovato il coraggio, spinti dalla fame, ad arrivare fino alla spiaggia tra i turisti di un agri-campeggio provocando stupore e paura.
Tante, tantissime le segnalazioni nelle ultime settimane, alcune addirittura nelle ultime 24 ore, a conferma che il fenomeno è fuori controllo e che “è necessaria una soluzione emergente – spiega Coldiretti che ha raccolto, insieme alle testimonianze degli agricoltori, il loro sgomento – per salvaguardare le produzioni agricolo, il territorio e la biodiversità che rappresenta una delle peculiarità turistiche dell’Elba”. Nonostante le numerose segnalazioni, le proteste e le lamentele da parte dei produttori, la presenza dei cinghiali resta, da Capoliveri a Marciana, una vera e propria emergenza. Fino ad oggi irrisolta. Ortaggi e vigneti i prodotti preferiti in attesa dell’uva, a cui vanno sommati i danni provocati a muri a secco e argini completamente franati. “La Provincia di Livorno e l’Ente Parco Arcipelago Toscano devono trovare una soluzione urgente – spiega Aniello Ascolese, Direttore Provinciale Coldiretti – si sta verificando una escalation di raid su tutti i comuni dell’Elba, indistintamente, a conferma che la popolazione è fuori controllo, e che il piano di abbattimento non è sufficiente. Gli imprenditori sono stanchi di “allevare” a proprie spese i cinghiali con le produzioni agricole”. Coldiretti (info su www.livorno.coldiretti.it) stima che il numero dei cinghiali attualmente presenti all’Elba sia almeno lo stesso numero di quelli abbattuti nell’ultima stagione. “Non c’è altra spiegazione – commenta Roberto Minelli, Segretario di Zona di Coldiretti – insieme al danno economico considerevole, ci sono danni alle strutture come muri di contenimento ed argini”.
Non era mai successo che i cinghiali si spingessero fino al mare di Capoliveri. “E’ il primo anno – racconta Vittorio Rigoli, titolare dell’Agri-Campeggio Orti di Mare – che i cinghiali si spingono fino qui, in piena zona turistica. I turisti, che non sono abituati a vedere scorrazzare cinghiali di decine di chili si spaventano, e non è certo una bella immagine per la nostra zona turistica. I danni? Hanno divelto il sistema di scolo delle acque, abbattono gli argini alla ricerca di cibo. Sono esausto di fare segnalazioni: nessuno ci ascolta”. L’ultimo caso risale a martedì’ sera. Una decina gli esemplari – “una famiglia” – che hanno fatto visita all’azienda agricola di Gianluca Eletti a Marina di Campo “pizzicati” proprio durante uno dei raid. “E’ la routine – commenta – siamo soci dei cinghiali. Vengono qui si pappano prima i meloni, poi le patate, e poi i baccelli. Divorano tutto sistematicamente e noi non c’è la facciamo più”. E’ stato costretto, poco alla volta, a recintare tutto Anna De Luca che ha una piccola azienda a Porto Azzurro in località Monte. I cinghiali hanno “scalzato” gli argini degli ulivi e ora è costretta a chiamare una ruspa per sistemarli. “Lavoriamo per i cinghiali – spiega la De Luca – l’ultimo caso risale a qualche settimana fa. Ad aprile mi avevano mangiato tutte le piantine; poi sono passato alla recinzione elettrica ma non si può essere costretti a recintare anche casa. Stanno devastando tutto”. Ha subito per anni i danni anche Matteo Rigani che ha un’azienda proprio dentro il Parco di Rio Marina. Produce olio ed alleva cinta senese. Dopo che i cinghiali avevano ucciso due capi e avevano rovinato un raccolto di olive si è deciso a potenziare le recinzioni. “Ho realizzato una recinzione imponente – spiega – che arriva dall’Australia. Ho dovuto recintare 10 chilometri lineari con questo sistema che è costoso, richiese manutenzione ma è funzionale. Ora i cinghiali stanno lontano ma che fatica”.
Andrea Berti
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