L’allarme per il numero eccessivo di cinghiali ha oltrepassato i confini nazionali, anche se nell’ultimo caso si rimane sempre all’interno della Penisola. Come raccontato da Latribuna.sm, i boschi e le zone verdi della Repubblica di San Marino hanno fatto registrare un aumento preoccupante degli ungulati, con conseguenti danni alle colture agricole, alle persone e alle vetture. Gli agricoltori del piccolo stato del Titano hanno denunciato la situazione non più sostenibile e hanno chiesto un intervento urgente degli uffici che si occupano della materia.
Le aree più colpite sono quella dei Castelli di Faetano, Chiesanuova e Montegiardino, ma non solo. A Chiesanuova, inoltre, i cinghiali sono stati visti brucare le aiuole del paese, secondo quanto riferito da diversi cittadini. Il coinvolgimento delle zone italiane più vicine, soprattutto la Valconca e la Valmarecchia, è inevitabile. Ecco perché la sezione provinciale di Rimini della CIA (Confederazione Italiana degli Agricoltori), Confagricoltura e Coldiretti si sono rivolti ai sindaci, alle associazioni ambientaliste e a quelle venatorie.
Tra l’altro, nelle ultime quattro stagioni di caccia sono aumentati i risarcimenti per i danni causati da questi animali nei principali distretti riminesi e si è passati dai 1325 euro del 2012-2013 (140 capi) agli oltre 20mila euro del 2015-2016 (ben 350 capi). Infine, meno preoccupazione destano i due lupi avvistati di recente a San Marino, ritenuti non residenti nei boschi della Repubblica, ma in “trasferta” per motivi di cibo.