Da lunedì 18 maggio riprenderà in maniera graduale la cattura dei cinghiali nell’area del Parco Colli Euganei. Si partirà dalla zona sud, in particolare dalla Val Calaona. Ad annunciarlo è il presidente dello stesso ente, Massimo Campagnolo. L’attività si era di molto ridotta a motivo del coronavirus; durante la quarantena, complice pure la siccità, gli ungulati si sono spinti fino alla pianura per cercare acqua, causando col loro passaggio ingenti danni alle coltivazioni. Per quanto riguarda i numeri degli abbattimenti registrati nel 2019, nel Parco ne sono stati catturati 1.679 (864 esemplari maschi e 815 femmine); fino al 30 aprile di quest’anno, invece, 135 (63 maschi e 72 femmine).
Stando agli ultimi dati, sui Colli ce ne sono ancora 10.000 che si aggirano indisturbati: la loro presenza massiccia è potenzialmente dannosa per raccolti e rese. I selecontrollori autorizzati si muoveranno in piccoli gruppi, massimo un paio alla volta, formati da due o tre persone. Gli abbattimenti si terranno nottetempo e in giornate prestabilite. Nel territorio sono stati individuati numerosi punti di prelievo che vengono costantemente aggiornati e implementati in seguito a sopralluoghi e attente valutazioni da parte degli operatori. Uno degli aspetti principali da considerare, visto l’utilizzo di armi da fuoco in orari notturni, è la certezza di operare in massima sicurezza. Le gabbie-trappola rappresentano un altro strumento finalizzato alla cattura.
La distribuzione di queste varia nel tempo in base alle necessità di intervento, mentre l’installazione viene analizzata attentamente caso per caso. Fuori dall’area Parco la competenza relativa al contenimento è in capo alla Provincia, attraverso il personale della polizia provinciale (sei, in tutto, gli addetti dedicati). “Nell’ultimo periodo -osserva il presidente, Fabio Bui- ci sono stati segnalati dei cinghiali nella zona compresa tra Ospedaletto Euganeo e Este. Il nostro personale ne ha abbattuti una trentina. Continueremo lungo questa direzione, a maggior ragione adesso che è terminata la fase 1 di emergenza sanitaria”. Cia-Agricoltori Italiani Padova ha sempre chiesto con forza, nelle sedi opportune, il controllo dei cinghiali al fine di salvaguardare gli imprenditori agricoli. “Il fatto che riprenda l’attività dei selecontrollori -spiega il direttore di Cia Padova, Maurizio Antonini- ci fa ben sperare. Sono operazioni che riteniamo indispensabili per il bene di chi lavora la terra e, indirettamente, di tutti i cittadini”.
Tuttavia, precisa, “tuttora siamo nel pieno dell’emergenza, con danni incalcolabili agli appezzamenti agricoli: in una notte mandano all’aria mesi e mesi di sacrifici. Se poi consideriamo che c’è appena stata la riproduzione, solitamente l’esemplare femmina dà alla luce fra i 6 e i 10 cuccioli, la situazione diventa drammatica da ogni punto di vista”. Il direttore Antonini sottolinea inoltre che Palazzo Santo Stefano ha dato massima disponibilità ad intervenire fuori dai confini del Parco: “In questo modo si tutelano pure gli agricoltori di pianura. Siamo chiamati a portare avanti un lavoro di squadra con l’unico obiettivo di centrare il risultato, cioè il monitoraggio continuo delle aree vocate all’agricoltura”. Il presidente di Cia Padova, Roberto Betto, rileva infine che “questi animali hanno dimostrato di essere particolarmente ghiotti delle piantine di mais in quanto ricche di acqua; le sgranocchiano, vanificando il lavoro degli stessi coltivatori di pianura. Doveroso il monitoraggio”.