Cinghiali: Mentre in Trentino non si fa che parlare dei problemi causati da orsi e lupi, c’è un altro animale che, nottetempo, compie scorribande distruttive su pascoli e coltivazioni.
Stiamo parlando del cinghiale, presente ormai in maniera incontrollata nella nostra Provincia, sia in seguito a introduzioni abusive effettuate a più riprese sul territorio anche da parte dei cacciatori, che all’arrivo spontaneo dai territori limitrofi (dal veronese, in questo caso).
I danni – in continuo aumento – causati da questi animali sono dovuti al fatto che se nei boschi trovano poco cibo, si spingono nei pascoli e nelle aree coltivate dove, con il muso, sollevano le zolle dal terreno in cerca di insetti e tuberi. Dalla Scanuppia di Besenello all’altopiano dei monti Lessini, alla Valle di Ledro, si stimano ormai centinaia e centinaia di capi.
Dati non facilmente aggiornabili, ma in costante crescita, perché la capacità dei cinghiali di colonizzare un territorio e di riprodursi è considerevole. Attualmente la situazione appare piuttosto compromessa. Siccome forestali e guardacaccia da soli non ce la fanno, per il “contenimento” dei cinghiali il Servizio forestale della Provincia ha da tempo coinvolto nel controllo del cinghiale l’Associazione cacciatori.
Sul problema è intervenuto con un’interrogazione provinciale anche Claudio Civettini (ex Lega Nord, ora Civica Trentina), chiedendo risposte concrete e condivise.
Soprattutto nella zona di Besenello e di Tremalzo, sottolinea Civettini, i cinghiali stanno distruggendo aree prative, dove è presente un raro sistema botanico, che dà sostegno ad un ciclo naturale faunistico, e un altrettanto raro ciclo di nidificazione e migratorio di specie importanti come il gallo cedrone, il Forcello e la coturnice.
Da gennaio, nella zona di Tremalzo, i cinghiali abbattuti da cacciatori abilitati sarebbero una decina. Ma l’intervento, fa sapere Civettini, non è assolutamente sufficiente a riequilibrare il sistema di convivenza, mentre la regolamentazione delle concessioni per la caccia al cinghiale sarebbe lacunosa e non conforme agli obiettivi.
Il fatto è che questi animali hanno abitudini prevalentemente notturne, mentre la caccia di selezione è permessa fino ad un’ora dopo il tramonto. Cosa che Civettini in questo momento vede come una limitazione. Di qui la sua richiesta anzitutto di estendere l’orario di caccia al cinghiale, con la possibilità di concessioni straordinarie di abbattimento, e inoltre la possibilità per i cacciatori di utilizzare accorgimenti tecnici specifici, come il visore notturno (attualmente vietato per scoraggiare la pratica del bracconaggio), al posto del faro che – spiega Civettini – fa scappare i cinghiali.
In attesa di conoscere la risposta che la Giunta darà alle richieste espresse da Civettini, sottolineiamo come la presenza dei lupi, ormai documentata e in espansione, possa essa stessa rappresentare non un danno, ma una risorsa, un ulteriore aiuto concreto per riportare l’equilibrio tra le specie: certo non si possono obbligare i lupi a nutrirsi solo di cinghiali, ma visto che sul territorio ne sono presenti in abbondanza, il loro interesse si è già orientato verso prede di questo tipo.
Giada Vicenzi
05.12.2014
Trentino Sud Tirol il fatto 24 ore