Incursioni e danni continuano a minare la tenuta ambientale e sociale, mettono a rischio la sicurezza stradale, oltre a quella degli animali stessi: dal prolungamento del periodo di caccia alla sterilizzazione, servono interventi per dare un freno alla proliferazione ormai fuori controllo. Una crescita esponenziale di esemplari che, a livello nazionale, ha portato a contare la presenza di oltre 2 milioni di cinghiali che, ormai, spadroneggiano in città e campagne, mettono a rischio la sicurezza delle persone, causano incidenti stradali, devastano i raccolti e sono pericolosi diffusori di epizoozie: la storica sentenza della Corte Costituzionale permetterà di prendere parte alle operazioni di riduzione del numero degli animali selvatici anche agli agricoltori provvisti di tesserino di caccia, altri cacciatori abilitati, guardie venatorie e ambientali volontarie, guardie giurate, a patto che siano appositamente formati.
Nel pronunciarsi, la suprema Corte ha di fatto riconosciuto che l’aumento dei cinghiali e la riduzione del personale incaricato di controllarli, ha aumentato il rischio di danni alle coltivazioni agricole ma anche alla stessa sicurezza dei cittadini, visto l’aumento degli incidenti stradali causati dai selvatici. Da qui la decisione di procedere a un epocale cambio di direzione rispetto all’orientamento seguito negli ultimi quindici anni. A livello nazionale oltre 6 italiani su 10 (62%) hanno ormai paura dei cinghiali e quasi la metà (48%) non prenderebbe addirittura casa in una zona infestata da questi animali: il numero di esemplari presenti ha portato il cinghiale ad essere una delle specie più endemiche d’Italia, dal momento che è arrivato a raddoppiare la propria popolazione da nord a sud del Paese negli ultimi dieci anni, protagonisti di una escalation di incidenti, aggressioni, incursioni fino dentro le aree urbane, dove sono arrivati a invadere vie e giardini pubblici, alla caccia di cibo in mezzo ai rifiuti.
“Nelle nostre campagne, gli imprenditori sono ormai esasperati dai danni continui provocati dal passaggio degli ungulati – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – mentre per le strade e nelle città non è un evento raro trovarsi faccia a faccia con uno o più esemplari, che scorrazzano indisturbati partendo proprio dal capoluogo regionale. In campagna, da ponente a levante, è un continuo susseguirsi di segnalazioni, partendo dalle colture che vengono completamente distrutte dal passaggio degli animali, mentre appezzamenti di terreno vengono scavati e solcati in modo irrimediabile, muretti a secco danneggiati e in alcuni casi rasi al suolo, boschi devastati, strade consortili e mulattiere rese impercorribili, pericolo di spiacevoli incontri nei giardini pubblici, sui sentieri dell’entroterra e sulle strade carrozzabili.
Bene quindi la posizione della Corte Costituzionale, ma per la nostra realtà, dove la situazione è da tempo fuori controllo e la caccia attualmente chiusa, sono necessarie anche una serie di azioni a più ampio spettro, come maggiori controlli per fermare pratiche illecite, l’apertura del periodo di caccia fino al raggiungimento del numero di abbattimenti necessari, chiamando all’occorrenza anche squadre da fuori regione, nonché, per le aziende agricole, l’ estensione della possibilità di cacciare a chi possiede il porto d’armi anche se non corrisponde al titolare dell’impresa agricola. Non è possibile continuare a lavorare in queste condizioni e tra le proposte che come Coldiretti abbiamo più volte avanzato per cercare di contenere e risolvere il problema, ribadiamo l’importanza di portare avanti la sperimentazione per la sterilizzazione temporanea degli animali, rivedere il sistema di contenimento selettivo, incentivare l’uso delle gabbie di cattura, semplificare le norme vigente in materia di autodifesa del suolo, incentivare la pulizia e la coltivazione dei terreni incolti, veri e propri polmoni di accrescimento ecc…”.