Un’analisi oggettiva della questione
Il Presidente Regionale – e Vicepresidente Nazionale – Federcaccia Toscana UCT Marco Salvadori, ha espresso quest’oggi in una nota la posizione dell’Associazione in merito alle recenti proteste sull’emergenza dei danni alle produzioni agricole toscane a causa degli ungulati – con particolare riferimento alla specie cinghiale – anche in virtù del fatto che molti soci e dirigenti Federcaccia sono anche appunto agricoltori, facilitando un’analisi oggettiva della questione. Partendo dal richiamare il massimo impegno anche rispetto alle legittime istanze del mondo agricolo rivolte alla difesa delle eccellenze agro-alimentari della nostra regione, è giusto che venga ristabilita la realtà dei fatti proprio a partire dai dati. In Toscana i danni provocati dalla fauna selvatica sono risarciti interamente dal gettito economico derivante delle quote versate dai cacciatori agli ATC. Nessuna risorsa pubblica viene messa in campo.
I danni causati dalla fauna selvatica
Nonostante questo vulnus siamo passati dai 3,5 milioni euro di danni causati dalla fauna selvatica nell’anno 2017, agli 844 mila euro nello scorso 2023. Inoltre, nell’ultimo decennio, è possibile calcolare investimenti rivolti alla prevenzione dei danni e miglioramenti ambientali, oltre ai risarcimenti, in una cifra superiore ai 30 milioni di euro destinati interamente alle imprese agricole sul territorio. Anche sotto l’aspetto degli animali prelevati e in particolare per la specie cinghiale, i dati sono eloquenti: 62.000 capi di media annualmente prelevati attraverso la caccia al cinghiale in braccata, oltre 9.000 capi prelevati attraverso la caccia di selezione e circa 10.000 prelevati attraverso l’attività di controllo. Contemporaneamente, stiamo anche assistendo invece a una riduzione degli ungulati, in particolare dei cervidi, in alcuni areali.
Il mondo della caccia
A tutto ciò si aggiunge il problema della Peste Suina Africana e delle misure previste dall’ordinanza ministeriale e dal Piano Straordinario Nazionale di cattura e abbattimento del cinghiale. Occorre quindi ristabilire la realtà dei fatti proprio a partire dall’esperienza toscana e dal lavoro spesso sottovalutato svolto dagli Ambiti Territoriali di Caccia (di cui il mondo agricolo è parte attiva e integrante), e dal mondo venatorio attraverso le migliaia di ore di volontariato messo a disposizione della comunità. Il mondo della caccia sta svolgendo la sua parte. Su questo e ultimo aspetto il Presidente Salvadori ha dichiarato: “Siamo pronti a qualsiasi tipo di confronto per cercare di migliorare questa situazione anche per arginare e prevenire il flagello sanitario ed economico della PSA. Nel contempo, occorrerà però garantire equilibrio e flessibilità applicativa dei piani di prelievo ‘partendo dai numeri’, tenendo conto anche dei nuovi input gestionali della Comunità europea, salvaguardando e valorizzando il tessuto insostituibile delle squadre di caccia al cinghiale in braccata e dei relativi distretti, senza le quali nessuno di questi obiettivi potrà essere raggiunto. Da tempo esistono normative straordinarie per il controllo della specie cinghiale, per cui ci mettiamo a disposizione come categoria confortati dai dati, sinonimo di impegno e buona gestione territoriale” (fonte: FIDC).