A soli tre giorni dal “tavolo cinghiali” in Regione gli agricoltori di Cia-Agricoltori Italiani Val d’Agri segnalano nuove ingenti danni provocati da branchi di cinghiali in diverse aree della valle a ridosso del Parco Nazionale Val d‘Agri-Appennino Lucano. Sono soprattutto gli orti e le aziende da poco seminate a mais ad essere invase e distrutte dagli ungulati che continuano a rappresentare anche un problema per l’incolumità dei cittadini. Per Cia si ripropone il problema della presenza degli animali selvatici specie nel Parco da dove escono per raggiungere le aziende agricole.
A tal proposito è ancor più ingiustificata l’assenza dal “tavolo cinghiali” di rappresentanti del Parco Appennino Lucano, a differenza invece dei rappresentanti di tutti gli altri parchi nazionale (Pollino) e regionali presenti. Come è stato sostenuto nell’incontro in Regione, presieduto dall’assessore Cupparo, è necessario che i Parchi adottino misure di contenimento dei cinghiali e in caso di inadempienze intervenga direttamente. La situazione della val d’Agri presenta aspetti particolari e sempre più allarmanti da richiedere azioni straordinarie e di emergenza.
Gli agricoltori della valle non possono accontentarsi del risarcimento danni, inadeguato e con tempi lunghi, ma rivendicano indennizzi per mancato reddito. urge adottare il piano di gestione della fauna da parte del parco Appennino Lucano strumento nn ancora adottato e che impedisce qualunque ulteriore azione di contrasto e depopolamento che è l’ unica via per ripristinare il giusto rapporto fra popolazione faunistica e territori agrosilvoforestali.
Di qui la sollecitazione all’Assessore Cupparo a proseguire il percorso avviato individuando priorità di interventi come nelle aree a ridosso dei Parchi. Per Cia nelle more della modifica e dell’adeguamento della legge 157/92 è necessario assegnare, con apposito dispositivo governativo, competenze straordinarie alle Regioni per la predisposizione di un piano straordinario finalizzato a portare nel giusto equilibrio il rapporto fra popolazione faunistica e territori agro-silvo-forestale in Basilicata sino a ridurre drasticamente il numero di cinghiali (fonte: CIA).