L’adozione servirebbe ad aumentare il numero di contributi per risolvere il problema. Come si legge nel comunicato, l’emergenza è seria e non basta versare “una commossa lacrimuccia” in favore dei cinghiali, appelli come questi sono stati definiti dagli agricoltori toscani come superficiali e sottoscritti senza conoscere in maniera dettagliata la realtà. Per Brunelli anche gli ambientalisti hanno riconosciuto il numero eccessivo di capi in Toscana (più di 400mila per la precisione), un danno evidente per il settore agricolo, ma anche per l’ambiente, la salute e la sicurezza delle strade.
Di conseguenza, tutti sono consapevoli del fatto che l’aumento esponenziale dei cinghiali, dei cervi e dei caprioli vada fermato. L’introduzione dei predatori dei cinghiali non viene vista di buon occhio (si è parlato anche delle recinzioni elettriche in questo caso), l’unico metodo contemplato dalla Confederazione è quello dell’azione di contenimento. Brunelli ha ribadito come lo sviluppo sostenibile e l’equilibrio degli ecosistemi possa essere ottenuto dopo aver garantito le necessarie condizioni di “convivenza” tra l’attività agricola, le foreste e la fauna. Questo equilibrio non esiste al giorno d’oggi e negli ultimi dieci anni il numero totale di cinghiali è addirittura raddoppiato.
CIA Toscana è convinta che, andando avanti di questo passo e senza alcun intervento deciso, tra qualche anno la Toscana sarà caratterizzata da un numero di ungulati superiore a quello degli abitanti. La nota si conclude con una esortazione. L’associazione crede davvero nella presenza della fauna selvatica come valore per la Toscana, in particolare dal punto di vista economico, ambientale e della biodiversità. Ecco perché si sta chiedendo che questo stesso valore venga gestito in equilibrio con tutto il resto. Inoltre, la Regione Toscana è stata invitata a procedere con la sua proposta di legge, un passo da compiere in maniera determinata e con la consapevolezza della necessità di qualcosa di nuovo per la regione.