Il recente avvistamento di cinghiali al Parco Aurora, quartiere di Potenza, è solo la conferma della denuncia della Cia-Agricoltori Italiani Basilicata: il fenomeno fauna selvatica e quello degli ungulati in particolare, non può essere governato con misure e azioni ordinarie. Si pensi al pericolo che i cinghiali arrivati sino alla città rappresentano per l’incolumità delle persone. Occorrono interventi straordinari e in deroga alle vigenti norme, nell’attesa di una revisione della legge quadro nazionale la 157 /92 che langue ingiustificatamente oramai da decenni e per superficialità e sottovalutazione dei decisori politici e istituzionali del Governo centrale non viene adeguata alle correnti situazioni di contesto, è necessario modificare almeno in due punti tale norma passando dal mero concetto di protezione a quello di gestione e governo della popolazione faunistica.
A seguire è urgente introdurre soluzioni modulari che permettono le Regioni di gestire il periodo e la durata delle attività di caccia in ragione del rapporto territori/pressione faunistica nei vari areali. La presa di posizione di Cia è emersa durante un incontro promosso per definire le iniziative indispensabili ad arginare i problemi causati dall’eccessivo e consistente numero di cinghiali presenti sul territorio lucano. Presenti all’incontro oltre al presidente di Cia Potenza Gianni Lorusso e al vicepresidente Michele Bove, un cospicuo numero di agricoltori del Melandro che si sono costituiti in un comitato operante in quell’area per mantenere sempre accesa l’attenzione sulla questione oltre ai Sindaci di Brienza Giancristiano e Sasso di Castalda Nardo.
Un contributo ai lavori – coordinati dal Direttore della Cia Donato Distefano è venuto da Agnese Lanzieri responsabile dell’ufficio caccia Regione Basilicata, Salvatore Maio presidente dell’Atc 2 , Gerardo Larocca Sindaco di Brindisi di Montagna e responsabile settore agricoltura Anci Basilicata. In collegamento web sono intervenuti tra gli altri Valeria Tempone del Direttivo del Parco Nazionale Val D’Agri Lagonegrese, Rocco Guarino Presidente della Provincia di Potenza, oltre a tutti i funzionari dei vari Uffici Cia sul territorio di Basilicata e nei quali erano presenti altri Sindaci o Amministratori Locali.
Vari gli spunti di riflessione all’interno di un’ampia discussione che ha analizzato attentamente sia gli strumenti legislativi vigenti come ad esempio l’ordinanza del Ministero della salute misure di controllo della PSA del 5.4.22, la legge 29 del 14.4.22 di conversione del D.L. n. 9 relativa peste suina africana, nonché il piano di gestione presentato al Ministero da parte della Regione Basilicata in relazione proprio a queste due disposizioni, oltre alla possibilità di autorizzare l’abbattimento sul proprio fondo agli imprenditori agricoli in possesso di porto d’armi e licenza di caccia o l’intervento da parte delle “girate” coordinate dall’Atc in ausilio ai sindaci che emettono specifiche ordinanze. Purtroppo bisogna prendere atto che nonostante tutto questo oltre ai molteplici sforzi messi in piedi dagli attori locali, come è emerso nell’’incontro, permane in tutta la sua drammaticità di inerzia una situazione di stallo che addirittura rischia di aggravarsi per il proliferare degli ungulati e anche per l poca disponibilità per oggettive ragioni a organizzare il de-popolamento per carenza di soggetti abilitati (vedi età media dei cacciatori) che nei prossimi anni potrebbe addirittura peggiorare.
Cia Basilicata è da sempre in prima linea sulla questione, con proposte che rifiutano il populismo e che al contrario danno un contributo di fattibilità alla soluzione di un problema che per gli agricoltori sta diventando una vera e propria calamità e come tale richiedono che venga gestita. Cia chiede l’istituzione di un Commissario Straordinario nelle singole Regioni (il cui ruolo e’ quello di coordinare interventi che oggi vedono competenze frazione tra Regioni, Atc e Parchi e al deficit legislativo) su scala regionale con ampi poteri rivenienti da un D.L che acclari la situazione di emergenza e contenga misure atte ad aumentare la platea dei soggetti autorizzati all’abbattimento oltre che prevedere incentivi per chiunque contribuisca alla de-popolamento sostanziale del numero dei cinghiali sul territorio.
Nelle more d’intesa con l’Anci e i Sindaci si organizzeranno d’intesa con gli Atc mirate azioni di de-popolamento, auspicando di poter contenere l’attuale stato di emergenza tentando di ridurre le aggressioni che oramai da anni provocano ungulati che operano in branchi e sono fuori controllo che oltre ai danni mettono a rischio l’incolumità e la sicurezza di agricoltori e cittadini. “Forse -sottolinea Donato Distefano- siamo ai titoli di coda riguardo la pazienza degli agricoltori, Cia ne è consapevole, tanto da non trascurare la possibilità di azioni ferme ed eclatanti laddove dovesse protrarsi ancora l’inefficienza della politica nazionale e del Governo, tenuto conto che ancora una volta pur avendo avuto la possibilità di introdurre misure più efficaci ci si è limitati a porre in essere solo specifici piani di prevenzione continuando a sottovalutare un fenomeno che genera danni per centinaia di milioni di euro ogni anno nel nostro paese e oggi siamo allo stato di emergenza anche sanitario vede le misure per la Psa”.
Si prenda atto che questo fenomeno va affrontato con misure straordinarie e radicali senza riserva e con una puntuale pianificazione delle attività di depopolamento . Il Governo e i Ministeri competenti devono prendere atto una volta per tutte dello stato di emergenza che flagella da anni le nostre campagne e le aziende soprattutto delle aree interne e montane già stressate per la situazione di grande difficoltà che vivono da mesi è necessario introdurre misure atte ad arginare l’attuale contesto e portare in equilibrio territori e popolazione faunistica in piano presentato è uno strumento che prevede l’abbattimento di oltre 70.000 capi nell’arco di pochi anni per fare questo abbiamo bisogno in Basilicata di una puntuale pianificazione, di uno sforzo corale (Regione, Atc, Parchi, Comuni autorità di PP.SS. e sanitarie, allo scopo di porre in essere e garantire in modo organizzato tutta la filiera dei servizi legati al de-popolamento a partire da chi abbatte per finire a chi smaltisce, questo è l’ultimo occasione per riprendere in mano un fenomeno incontrollato e che rischia di far precipitare sul versante economico intere aree del paese e portare al fallimento migliaia aziende in specie nelle aree montane e interne (fonte: CIA).