Al fine di contenere i danni all’agricoltura che potrebbero rivelarsi di grandissima entità è necessario che almeno tutte le attività di contenimento: da appostamento, girata e la stessa braccata possano riprendere il prima possibile, superando le limitazioni imposte dai diversi Dpcm in materia di prevenzione del contagio da SARS COV2”. Per il presidente dell’Atc 3 tutte le forme di caccia sono compatibili con le norme anti Covid. Ma comunque chiede che venga data priorità almeno alla caccia al cinghiale. “Pur essendo convinti che tutte le forme di caccia potrebbero essere volte in sicurezza – si legge nella lettera – riteniamo che per quanto riguarda l’Atc, si debba dare precedenza su tutte, alle attività di contenimento del cinghiale onde evitare che si debbano distogliere ingenti somme dalle attività gestionali dell’Ente per liquidare i danni all’agricoltura”.
Da qui la richiesta al prefetto di “attivarsi per consentire alle squadre di caccia al cinghiale, ai selecontrollori, agli abilitati alla girata, di poter mettere in campo tutte le energie necessarie al contenimento, non caccia, del cinghiale”. D’altronde, si rileva, già nel mese di ottobre le squadre stesse erano state autorizzate ad effettuare battute di contenimento. Per questo si chiede che, nel rispetto delle misure anti Covid, le squadre di cacciatori di cinghiali vengano autorizzate a riprendere l’attività, “autorizzando tutti gli iscritti a spostarsi dal proprio Comune di residenza per partecipare alle battute della propria squadra. Stessa cosa rispetto all’appostamento e alla girata”. E lo stesso per le guardie volontarie, se si ritenesse necessaria la loro presenza. Un provvedimento che è stato assunto già da altri prefetti in Regioni in zona arancione. A Perugia, però, il prefetto, sollecitato dall’assessore Morroni, ha seguito l’interpretazione restrittiva del Dpcm (Tuttoggi).