Dopo l’intervento degli ambientalisti del Cigno Verde che chiedono ai sindaci elbani di smetterla con le lamentazioni e di avere il coraggio di agire politicamente, interviene Guido Allori, presidente di sezione Coldiretti di Capoliveri e vice presidente Coldiretti Livorno. «Non possiamo che condividere il grido di allarme lanciato dagli esponenti locali di Legambiente Arcipelago Toscano e Consiglio nazionale Legambiente, nonché da alcuni Sindaci e dallo stesso Ente Parco, sulla gestione degli ungulati all’isola d’Elba.
Cinghiali e mufloni dall’inizio del lockdown hanno cominciato a frequentare luogo e strade prima vissute dalle attività umane, con il risultato che la battaglia ora è nuovamente aperta. Battaglia è il termine giusto: ci sono attacchi quotidiani nei confronti di orti, giardini, terreni e recinzioni, saccheggi incontrollabili delle coltivazioni e della vegetazione spontanea». Come Legambiente, anche il presidente di Coldiretti Livorno Simone Ferri Graziani rivolge una chiara richiesta alla Regione Toscana: «Puntiamo alla revisione dell’isola come area vocata al cinghiale, il punto su cui ci preme maggiormente prendere posizione perché incide direttamente sull’economia agricola dell’isola. Lo abbiamo messo nero su bianco in un convegno organizzato da Coldiretti ad aprile 2019 con la partecipazione del Parco e delle categorie produttive dell’isola.
Oggi più di ieri il contenimento resta la priorità – aggiunge Ferri Graziani -, su questo registriamo una prima ma insufficiente risposta nell’ordinanza del Presidente Rossi con cui ha autorizzato gli agenti volontari a effettuare interventi. Misura apprezzabile ma carente se non corroborata da un convinto e deciso impegno nell’attuazione. A distanza di quasi un mese l’Elba è ancora sotto assedio, tanto che lo stesso Parco ha chiesto alla Regione di prevedere “tecniche di controllo specifiche per questi territori”. Da parte nostra chiediamo che l’agricoltore in possesso di licenza di caccia, decorse 36 ore dalla richiesta agli organi preposti, in caso di mancanza d’intervento, possa, perché costretto, intervenire direttamente sul proprio fondo con tutti i mezzi previsti dalle azioni di controllo, mentre in mancanza di possesso della licenza di caccia possa delegare una guardia volontaria e/o un cacciatore abilitato al controllo.
Una procedura definita fin dal 1992 dalla stessa legge quadro sulla caccia la 157, a tutela delle produzioni agricole». Coldiretti è convinta come Legambiente che «Superata l’emergenza, l’obbiettivo resta la revisione «dell’area vocata» e Ferri Graziani conclude: «Siamo per radicale riforma della Legge regionale obiettivo del 2015, ferma al palo ormai da un anno. Oggi si deve passare senza indugi dalle parole ai fatti con una profonda riforma della gestione della fauna selvatica, a tutela del patrimonio agroalimentare e zootecnico conservato nel tempo dalle aziende agricole che ancora resistono sull’isola.
L’alternativa è abbandonare il territorio, le manutenzioni e le piccole opere, gli orti familiari e le coltivazioni che sono il carattere distintivo dell’Elba: non intendiamo farlo. Al contrario, ci sembra condivisibile e auspicabile l’appello che Legambiente rivolge al Ministero dell’Ambiente, a cui chiede un progetto straordinario per affrontare efficacemente l’emergenza ungulati, soprattutto se, aggiungiamo noi, la Regione non sarà in grado di rivedere la “vocazione” dell’Elba al cinghiale. In mancanza di risposte e in linea con la confederazione regionale, non si escludono azioni eclatanti a tutela della proprietà e delle coltivazioni, perché il problema coinvolge tutte le province toscane».