Il Giudice per le Indagini Preliminari ha deciso di non sospendere in via cautelare il comandante della Polizia Provinciale di Brescia, i suoi ufficiali e i dirigenti dell’Ufficio Territoriale Regionale in seguito alle accuse relative al piano di contenimento del cinghiale. La richiesta del Pubblico Ministero è stata quindi rigettata. Tutto è nato dagli illeciti scoperti da un’inchiesta dei Carabinieri Forestali di Voberno nella provincia di Brescia. L’indagine ha coinvolto anche il presidente della Provincia, Pier Luigi Mottinelli, un funzionario dell’ex Ufficio Caccia e il numero uno dell’Ambito Territoriale di Caccia “Unico”.
Le accuse sono quelle di peculato, inquinamento ambientale, uccisione di animali e macellazione clandestina. Si sta cercando di capire se la gestione del piano sia avvenuta in maniera erronea, in particolare l’assenza delle autorizzazioni necessarie dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA). Gli animalisti avevano poi colto la palla al balzo per lamentare la mancanza di dati scientifici legati al contenimento degli ungulati.
Inoltre, la commercializzazione della carne degli animali abbattuti sarebbe presunta. Il Tribunale Amministrativo Regionale di Brescia aveva poi deciso di sospendere il decreto regionale che disciplinava gli abbattimenti, provocando una polemica furiosa. Ora si attendono ulteriori sviluppi dell’inchiesta e se ci sarà l’eventuale rinvio a giudizio.