Ruvo (Bari): «cinghiali pericolosi» – guerra aperta a colpi di fucile
RUVO – La guerra al cinghiale è a colpi di fucile. Dopo l’ordine del giorno votato all’una – nimità dal consiglio comunale che fa intravedere l’«eradicazione» della specie, adesso ci si mette anche la prima «battuta di caccia» al cinghiale avvenuta l’altro giorno fuori del perimetro del parco dell’Alta Murgia. Battuta di caccia regolarmente autorizzata dall’Autorità territoriale di Caccia (Atc) nel rispetto del regolamento della Provincia di Bari (ente competente in materia).
Fucile a tracolla e cane al seguito, pare che la prima uscita a puntare il mirino sul cinghiale sia andata abbastanza bene. Un abbattimento di alcuni esemplari che finiranno per essere gustati sulle tavole di molti appassionati e cultori della tradizionale ricetta di origine toscana.
Un primo passo per ridurre il numero esponenziale di cinghiali che dal 2000 si è moltiplicato nella zona dei comuni che lambiscono la murgia e nei boschi limitrofi. Agro e centri urbani turbati dalla presenza della specie che da anni sta provocando allarme, disagi, danni alle colture, incidenti e paura tra le popolazioni. A spingere la necessità dell’abbattimento inmassa è un ordine del giorno varato all’unanimità dall’aula Pertini che indica le prime soluzioni utili ad affrontare la problematica e l’emergenza. Relatore del provvedimento in consiglio l’as – sessore provinciale alla Sicurezza e consigliere comunale d’opposizione, Matteo Paparella, seguito nella discussione da diversi interventi delle forze politiche di maggioranza e d’opposizione (Lia Caldarola, Saverio Fatone, Pasquale Raf faele) oltre che dal sindaco, Michele Stragapede. Al termine, una riunione dei capigruppo ha fatto produrre la versione definitiva dell’o rd i n e del giorno, che spiega ragioni e motivazioni.
Il consiglio comunale di Ruvo prende atto di una serie di fatori: 1) «È nota l’esistenza di un’emergenza cinghiali nei territori del Parco Nazionale dell’Alta Murgia e in tutte le aree contermini e nei centri abitati»; 2) «la presenza di tale specie esogena determina gravissimi danni all’economia dei territori, problemi di sicurezza per gli operatori e gli abitanti delle campagne nonché per i fruitori turistici del territorio»; 3) «l’immissione di tale specie ha favorito la presenza di lupi e nel solo triennio 2005-2007 ha già comportato esborsi nella sola Provincia di Bari per 170mila190 euro a titolo di indennizzi», 4) «L’immissione di tale specie (come da nota dell’ATC di Bari) è avvenuta negli anni 2000, 2001, 2002 a scelta e cura della Provincia di Bari, a seguito di concertazione avvenuta con le sole associazioni venatorie, e in assenza di un preventivo studio tecnico-scientifico sull’impatto ambientale»; 5) «Tale specie – afferma ancora l’atto del consiglio comunale – totalmente estranea alla fauna caratteristica dell’Appennino e del Parco svolge un ruolo di disequilibratore ambientale e determina gravi problemi igienico-sanitari con pericolo per la salute dei cittadini».
E ancora: «L’’Ente Parco ha avviato un progetto di monitoraggio della specie che terminerà a gennaio 2010». Sulla base di questi fattori il consiglio comunale di Ruvo «condivide l’approccio scientifico adottato dall’Ente parco per porre rimedio ad un grave problema e – è scritto ancora – auspica che la relazione tecnica finale preveda l’eradicazione della specie ai fini della salvaguardia della salute, della sicurezza e dell’economia agro-silvo-pastorale e turistica del Parco». Al termine, così formulato l’ordine del giorno è stato inviato all’Ente Parco, alla Provincia di Bari, alla Regione Puglia, al Ministero Politiche Agricole e anche ad altri comuni coinvolti nell’area .
Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno