I numeri relativi al prelievo di cinghiali nella provincia di Bergamo stanno preoccupando la sezione locale della Coldiretti. Secondo l’associazione, infatti, il contenimento degli ungulati doveva riguardare 550 capi e invece ci si è fermati a quota 390. Come spiegare questa differenza di 160 animali? Il timore è lo stesso che stanno vivendo i produttori bergamaschi e bisogna capire se il risultato sia il frutto delle operazioni che sono fallite per tenere sotto controllo la popolazione di cinghiali oppure se ci sono stati degli errori al momento del censimento.
Le aree rurali e periurbane di questa parte della Lombardia vengono comunque ritenute in serio pericolo dai coltivatori diretti, visto che questi animali selvatici possono proliferare in maniera incontrollata, a tutto svantaggio delle aziende agricole. I numeri si riferiscono alla fine del 2015, quando cioè è terminata la stagione venatoria. I 160 cinghiali che sono “sfuggiti” alla caccia programmata potrebbero ripetere presto le incursioni in campagna o nei centri abitati; inoltre, sempre secondo quanto riferito da Coldiretti Bergamo, si riprodurranno e invaderanno aree sempre più ampie.
Il rischio più concreto, dunque, è che la situazione sfugga di mano in maniera irreversibile. L’associazione ha fatto sapere come negli ultimi dieci anni il numero totale di ungulati in Italia sia raddoppiato: l’ISPRA (Istituto Superiore di Protezione e Ricerca Ambientale) ha messo in luce la presenza di non meno di 600 mila cinghiali nel 2005, di ben 900 mila nel 2010 e oltre un milione nel 2015. Tra l’altro, Bergamo rappresenta la provincia più colpita della Lombardia in questo caso: si tratta di oltre 150 incursioni di cinghiali che sono state segnalate nel giro di dodici mesi, con danni particolarmente ingenti.
Coldiretti Bergamo ha chiesto espressamente di essere illuminata in merito alle modalità di intervento degli enti che sono preposti al prelievo, sia per quel che concerne le operazioni di contenimento vere e proprie sia sul fronte dei risarcimenti dei danni. Nel comunicato viene auspicato che non si perda altro tempo per evitare l’invasione dei cinghiali nelle zone della provincia in cui l’agricoltura è altamente specializzata. In tutta la regione Lombardia, i cinghiali rappresentano poco meno di un terzo dei danni totali causati al settore primario (circa il 27%) e nell’ultimo decennio si è registrato un aumento triplo degli attacchi. Nel 2004 erano stati 329, nel 2013 invece il totale è salito a 952, con quasi 500 mila euro di danni. Infine, sempre basandosi sulla Coldiretti Lombardia come fonte, gli incidenti stradali provocati dalla fauna selvatica sono cresciuti nello stesso periodo di oltre dodici volte (da 41 a 500).