La nuova sentenza ha cambiato tutto, visto che il cacciatore aveva deciso di impugnare il decreto. L’assoluzione è arrivata con la motivazione che il pensionato piemontese non ha commesso il fatto. In effetti, la difesa si è basata sul fatto che i cinghiali sono costantemente dannosi per le attività degli agricoltori.
In aggiunta, la normativa regionale prevede l’apertura della caccia anche quando sarebbe teoricamente chiusa in caso di necessità di controllare i numeri della specie. L’abbattimento è avvenuto a giugno, mentre le battute durano solitamente fino alla fine di gennaio. La tesi è stata accolta dai giudici del tribunale che hanno quindi ribaltato la decisione.