Il Cinghiale appartiene all’ordine Artiodactyla, famiglia Suidae, grossi mammiferi di cui rappresenta l’unica specie selvatica in Europa. Il cinghiale è un mammifero di taglia piuttosto grossa, con una lunghezza corporea complessiva fino a 180 cm ed altezza alla spalla fino a 100 cm; il peso va da circa 87 kg nelle femmine ad oltre 94 kg per i maschi. Il cinghiale è simile ad un grosso maiale, l’aspetto è robusto e tozzo, con il corpo di forma allungata e gli arti corti. Il capo, a forma triangolare allungata, è molto grande rispetto al corpo, fino a raggiungere un terzo della lunghezza totale; nella femmina la testa appare però più slanciata. Il cinghiale presenta canini molto sporgenti a foggia di zanne, più grandi nei maschi, e presenta un grugno all’apice del muso, tipico dei suini. La coda, tenuta diritta, è corta e si completa con un ciuffo di peli. Il mantello del cinghiale è folto, di colore bruno scuro, con tonalità molto variabili; nei giovani sono presenti tipiche striature longitudinali marrone e crema, che li rendono particolarmente riconoscibili. Nelle popolazioni di Cinghiale si distinguono due tipi di raggruppamenti: i nuclei familiari più duraturi, costituiti da una o più femmine adulte e la loro prole, e piccoli gruppi di giovani maschi, meno stabili. All’interno di questi insiemi si stabilisce una gerarchia piuttosto rigida e ben definita, al cui interno il rango dipende da fattori quali sesso, età, dimensioni ed aggressività.
CINGHIALE: Habitat e areale di diffusione
Il cinghiale è specie molto adattabile, occupa ambienti anche molto diversi, che variano da zone fortemente antropizzate, alla macchia mediterranea, a boschi di latifoglie e conifere, ma tutti comunque accomunati dalla presenza di un fitto sottobosco e di una buona disponibilità di acqua; il Cinghiale è presente dalla pianura agli ambienti sub-montani e montani veri e propri, limitato solo dal forte innevamento o la totale assenza di alberi da usare come rifugio (Spagnesi & De Marinis, 2002). Nonostante la variabilità di insediamento nel territorio, sembra che il cinghiale mostri un uso ben preciso e differenziato dell’habitat, basato sulle diverse attività (alimentazione, spostamento, pulizia e riposo; Prigioni et al., 2001). Il cinghiale mostra elevata mobilità (spostamenti registrati fino ad oltre 60 km) ed alta capacità di dispersione, caratteristiche che portano ad un’occupazione di territori anche molto vasti. I giovani di cinghiale nascono in tarda primavera, fino a 10 per parto. La dieta è onnivora, prevalentemente vegetariana e a base di ghiande, bacche e frutti selvatici di vario tipo; sono usate quale fonte di cibo anche le colture. A seconda dei casi, il cinghiale può essere anche necrofago o semplicemente carnivoro, predando dai molluschi ai piccoli mammiferi. Il cinghiale è estremamente opportunista, la sua dieta varia in base alla stagione, ma anche al territorio.Presente in Europa, in Nord Africa e in parte dell’Asia con un numero notevole di sottospecie e razze, è ampiamente diffuso nelle regioni europee centrali ed occidentali. In Italia il cinghiale è presente in modo discontinuo su tutto l’arco alpino, mentre più omogeneamente sull’Appennino e in Sardegna; in Sicilia è estremamente localizzato (Prigioni et al., 2001).
CINGHIALE: Dimensione e andamento delle popolazioni
L’abbondanza di Cinghiali non è ben quantificabile, legata a continue introduzioni da parte dell’uomo, al prelievo venatorio e al controllo delle densità per il risarcimento dei danni (Prigioni et al., 2001); questi fattori determinano la distribuzione e la densità della maggior parte delle popolazioni. La specie del cinghiale appare comunque in incremento in tutto l’areale, sebbene alcuni individui siano il frutto di ibridazione con il maiale o tra diverse sottospecie (Vigorita et al., 2003a). Una stima nazionale orientativa e approssimata potrebbe consistere in circa 500.000 capi, con densità che solo di rado superano i 3-5 capi/ha (Spagnesi & De Marinis, 2002).
CINGHIALE: Conservazione e gestione
A causa dell’ampia valenza ecologica, il Cinghiale è capace di vivere nella quasi totalità degli habitat, adattando alimentazione e schemi comportamentali in funzione delle risorse disponibili. Inoltre, anche in virtù della struttura sociale e dei fenomeni di oscillazione di densità a cui sono soggette le popolazioni, si tratta di una delle specie che causa maggior danno agli ecosistemi agrari. Le risorse maggiormente attaccate dal cinghiale sono il mais, le patate, il girasole, le barbabietole da zucchero, le leguminose, i cereali, i prati, i pascoli e i vigneti. Sembra che l’entità dei danni sia da mettere in relazione più con la composizione delle classi di età all’interno dei gruppi, che con il numero di individui totali presenti (Prigioni et al., 2001). Inoltre, sembra che le immissioni aumentino il rischio di introduzione di malattie, come la tubercolosi e la peste suina, che potrebbero diffondersi sia nelle popolazioni di Cinghiale che in quelle di maiale domestico. In natura, sembra infine che la specie di cinghiale in zone di alta densità causi un decremento nelle popolazioni di Gallo forcello, Fagiano e Pernice rossa, per predazione diretta delle uova (Spagnesi & De Marinis, 2002). Una misura necessaria sembra essere l’adozione di piani di gestione ponderati e adeguati, che prevedano anche abbattimenti volti all’eradicazione delle popolazioni nelle aree agricole più a rischio. Nel resto del territorio, invece, il prelievo del cinghiale dovrebbe essere programmato e accompagnato da tecniche dissuasive indirette (ad esempio, foraggiamento suppletivo nei boschi o uso di recinzioni elettriche; Vigorita et al., 2003a). Anche le tecniche venatorie sono da vagliare attentamente: sembra che la più utilizzata, la braccata collettiva con i cani da seguita, crei una destrutturazione delle popolazioni, con conseguente aumento dei giovani e delle classi di età inferiori, maggiori responsabili dei danni alle colture (Spagnesi & De Marinis, 2002).
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