L’emergenza ungulati per l’agricoltura senese si aggrava ulteriormente con il blocco agli abbattimenti deciso dalle Atc provinciali negli ultimi giorni. Il motivo -sottolinea Cia-Agricoltori Italiani Siena– è la chiusura per caso di Covid e conseguente disinfestazione del centro di macellazione e lavorazione carni di cinghiale (situata fuori regione Toscana). Per cui non essendo possibile il ritiro degli animali abbattuti -secondo la versione ufficiale fornita dagli Atc-, è stato deciso il blocco degli abbattimenti, almeno fino al 16 marzo.
“Situazione inverosimile. Un altro problema che si va ad aggiungere ad una situazione già di per sé non più sostenibile -sottolinea il presidente Cia Siena Valentino Berni-; di sicuro non è più tollerabile quello che sta succedendo, come la gestione degli ATC nella nostra provincia sta dimostrando. Gli agricoltori senesi sono quotidianamente in balia delle scorribande e delle devastazioni dei cinghiali e caprioli, i danni sono incalcolabili, proprio nel periodo delle semine, che in molti casi vengono vanificate proprio dalla presenza in sovrannumero degli animali selvatici. Nelle prossime settimane si presenterà poi il problema anche nei vigneti, con le fioriture primaverili, che saranno preda degli ungulati”. Gli agricoltori sono esausti e sfiduciati: “Molti di loro -aggiunge Berni- sono anche disponibili a cacciare direttamente, all’interno della proprietà privata, anche se non hanno mai sparato.
C’è anche chi ha cambiato totalmente coltivazione, scegliendo colture che non vengono attaccate dai cinghiali; insomma siamo al paradosso, così si va verso l’abbandono dell’agricoltura”. Una situazione che arriva dopo un 2020 in cui a causa del Covid-19 non si è praticamente mai sparato e con il numero degli ungulati e animali selvatici cresciuto a dismisura. In provincia di Siena mediamente si hanno abbattimenti per 20-30mila capi all’anno, quest’anno avremo migliaia di cinghiali in più rispetto alla media, con danni alle colture agricole in aumento. La Cia Siena è uscita dagli Atc da due anni, la situazione continua ad essere sempre più fuori controllo: “Chiediamo un intervento da parte delle istituzioni regionali e nazionali -aggiunge Berni- ognuno deve fare la propria parte, perché così non si può andare avanti”.