Cia-Agricoltori si oppone all’allargamento del divieto dell’esercizio venatorio a Comuni e Regioni in zone molto più ampie interessate da incendi rispetto a quelle percorse dal fuoco, che fa temere un’ulteriore diffusione della fauna selvatica, in particolare di alcune specie come i cinghiali. Cia-Agricoltori chiede pertanto un forte impegno delle forze politiche a opporsi all’approvazione di tali proposte. I danni causati dagli ungulati -sottolinea l’organizzazione- sono sempre maggiori per le aziende agricole, arrivate all’esasperazione, e sono in costante aumento anche i rischi per l’incolumità dei cittadini, non solo nelle aree rurali. Secondo la Cia sul territorio lucano possono essere ospitati senza squilibri ed effetti negativi un massimo di 20.000-25.000 (oggi siamo a 5/6 volte superiori) capi di ungulati.
“Abbiamo quantizzato negli ultimi anni – sottolinea Giambattista Lorusso presidente Cia Potenza – risarcimenti fra i 3 e i 3,5 milioni di euro annui. C’è poi il problema del risarcimento dei danni che non va oltre il 20-30% del valore effettivo di quello rilevato, ancorato a stime e quotazioni in alcuni casi risibili oppure tante mancate denunce in quanto i proprietari o non sono titolari di fascicoli o perché si tratta di aziende marginali, i danni ogni anno sono almeno 10 volte le quote risarcite. Sono circa 2 milioni di euro i risarcimenti per danni alle colture agricole (in gran parte ortofrutticole, vigneti e uliveti pregiate), circa 500 mila euro per aggressione a mandrie e greggi da lupi e altri animali selvatici e mediamente intorno a 800/1 milione per risarcimento per incidenti e danni auto a mezzi e strutture varie.
Con queste risorse finanziarie è possibile mettere in campo un grande progetto della filiera agro-faunistica-venatoria integrata e sostenibile che potrebbe nella nostra regione capovolgere un problema “in opportunità”, in coerenza con i processi di riqualificazione ambientale, paesaggistica dello spazio rurale, quale punto di forza e leva di sviluppo sostenibile e diffuso in Basilicata. Seguiamo pertanto con grande attenzione e sostegno il primo progetto pilota per la realizzazione di una filiera delle carni di cinghiale lucano, che a Picerno vede agricoltori già in una fase avanzata di attuazione attraverso la trasformazione, lavorazione e commercializzazione delle carni”.