Si può tornare ad intervenire in caso di attacchi di cinghiali e da altri animali selvatici alle coltivazioni agricole. Attraverso una mail certificata all’Atc1, la Regione dopo un incontro tra l’Ass. Roberto Morroni e il Prefetto di Perugia Claudio Sgaraglia ha dato il via libera, definendo i criteri per riprendere “gli interventi urgenti di controllo del cinghiale, in caso di richiesta degli agricoltori”, rispettando però tutte le normative igienico-sanitarie vigenti per limitare al massimo il rischio contagio da Coronavirus. L’agricoltore può intervenire anche direttamente, se munito di licenza di caccia, trascorse 4 ore dalla richiesta di intervento all’Atc di competenza.
Nelle ultime settimane Cia Umbria ha ricevuto tantissime segnalazioni, in cui si documentano i danni subiti. Tra le zone maggiormente colpite dai cinghiali c’è il Lago Trasimeno: a Casamaggiore (frazione di Castiglione del Lago), gli ungulati hanno fatto incetta dei germogli nei campi seminati a mais. Altre aziende registrano danni alle coltivazioni di fagiolina, ceci e altri ortaggi, specie nella zona di Tuoro dove l’orzo è ora allettato dopo il passaggio devastante dei cinghiali. Tra Umbertide e Gubbio, inoltre, gli uliveti di alcune aziende sono state danneggiate dal passaggio dei caprioli. “Non chiediamo, – afferma Matteo Bartolini, presidente Cia Umbria, – contrariamente a quanto pensano gli animalisti, lo sterminio dei cinghiali ma un giusto equilibrio tra chi da sempre è vissuto in queste aree avendo la possibilità di lavorare e produrre cibo, e gli animali.
Oggi questo equilibrio è totalmente saltato e non solo a causa dei cinghiali. Anche i caprioli, che si alimentano dei germogli delle coltivazioni arboree, sono un problema. Auspichiamo che ci venga garantita la possibilità di intervenire e la salvaguardia del nostro lavoro, soprattutto in questa fase di emergenza in cui la produzione di cibo gioca un ruolo fondamentale. Allo stesso tempo, – conclude Bartolini – sollecitiamo la Regione affinché si possa creare presto una filiera della carne di cinghiale da vendere nei ristoranti, agriturismi o nelle macellerie dell’Umbria, evitando di acquistarlo dalle regioni limitrofe o, come accade spesso, dall’estero”.