Con l’Italia quasi del tutto zona bianca e strade e autostrade che tornano trafficate, le istituzioni non devono dimenticare l’allarme sicurezza per il proliferare indisturbato di quasi 2 milioni di cinghiali. Lo sottolinea Cia-Agricoltori Italiani, che da anni porta avanti la sua battaglia per l’emergenza fauna selvatica e ora attende l’incontro con i ministri delle Politiche agricole, degli Interni e della Transizione ecologica sul tema. Sulle strade italiane, negli ultimi quattro anni, ricorda Cia sui dati Asaps, si sono verificati 469 incidenti causati da animali, con 830 segnalazioni di feriti gravi.
Sono morte 56 persone, 16 solo nel 2020 nonostante la minore circolazione per effetto delle restrizioni Covid. In Italia, sempre nel 2020 (157 incidenti significativi, 215 feriti seriamente e 16 morti), è la Lombardia a detenere la maglia nera con l’11% di incidenti con il coinvolgimento di animali. Seguono Emilia-Romagna (10%), Piemonte (9%), Abruzzo e Campania (8%), Toscana e Liguria (6%); Veneto, Lazio e Sardegna (5%). Inoltre, l’85% degli incidenti tra il 2018 e il 2020, sono da attribuire agli animali selvatici e solo il 15% a quelli domestici. Contrariamente a quanto si possa pensare, poi, si sono verificati per lo più di giorno (78%) e per il 97% sulla rete ordinaria; su autostrade e strade extraurbane principali solo per il 3%.
Per Cia, che ha promosso attraverso il progetto “Il Paese che Vogliamo”, la proposta di modifica della legge 157/92 sulla gestione della fauna selvatica, è urgente tornare a ragionare in cabina di regia unica, su modelli d’intervento più incisivi, con un approccio pragmatico alle politiche di contrasto. “Le ambizioni green e la ripresa nazionale devono contemplare una risoluzione onesta, sostenibile ed efficace del problema – commenta il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino – abbiamo chiesto un incontro al governo perché siamo pronti da tempo a dare il nostro contributo” (Fonte – CIA).