Con l’istituzione della “Zona Rossa” in Calabria, causa l’emergenza Covid 19, da parte dell’Autorità Governativa, sono fermi anche la caccia programmata e gli interventi di selecontrollo sui cinghiali. Moltissime le segnalazioni che arrivano a Cia-Agricoltori Italiani Calabria da tutto il territorio regionale (dal Pollino allo Stretto di Messina) da parte di agricoltori, semplici cittadini e dai propri rappresentanti negli Ambiti Territoriali di Caccia che, con una rabbia disarmante, stanno assistendo alla distruzione quotidiana degli impianti arborei e delle colture, soprattutto le semine autunno-vernini.
L’agricoltura calabrese da anni è soggetta alle incursioni notturne con la distruzione delle colture da parte di questi ungulati, animali non autoctoni che sono stati immessi a suo tempo per il solo scopo venatorio. Cia Calabria dall’insorgenza della problematica è stata sempre al fianco degli agricoltori calabresi, anche con manifestazioni di piazza, chiedendo interventi forti con azioni straordinari che andavano aldilà, vista l’emergenza, della legge 157/92, e con una proposta di modifica della stessa legge nazionale.
Si è ben coscienti che prima di tutto bisogna pensare alla salute ed alla sicurezza sanitaria di tutti i cittadini e la priorità in questo momento è la decisa e forte azione di contenimento e di contrasto al contagio del Coronavirus, ma se non si interviene immediatamente sulla problematica cinghiali le due emergenze porteranno sul lastrico gli agricoltori calabresi. Cia Calabria chiede con forza al Governo regionale ed al Governo nazionale immediati interventi di contrasto ai danni provocati da questa specie, compreso la riapertura della caccia al cinghiale e della relativa attività di selezione e contenimento, autorizzando lo spostamento degli interessati.