Il Cervo è un animale nobile, bello ed elegante e fino a qualche anno fa la sua caccia era da considerarsi elitaria. Le cose oggi sono piuttosto cambiate: grazie alla caccia di selezione cimentarsi nella cattura dei cervi non è un privilegio di pochi, ma di tutti quelli che hanno le carte in regola per farlo.
Inseriti all’interno di piani di abbattimento ben studiati, con lo scopo di tutelare la specie, le catture dei cervi si sono moltiplicate negli ultimi decenni, ma purtroppo questo non sempre significa una completa conoscenza della specie. Cervo, daino e capriolo, è importante ricordarlo, fanno parte della stessa famiglia dei cervidi il cui nome corretto è cervus elaphus; in Italia è presente il cervus elaphus hippelaphus e il cervus elaphus corsicanus. Lo ritroviamo praticamente ovunque, anche grazie alla sua forte adattabilità agli ambienti nei quali si ritrova a vivere. Si può incontrare il cervo nell’arco alpino, nelle aree appenniniche, nel Parco Nazionale d’Abruzzo, in Sardegna, in Garfagnana ma non solo. Per farla breve in Italia ad oggi sono presenti circa 40 mila – 50 mila esemplari. Una cifra notevole se si pensa che agli inizi del novecento la specie stava letteralmente per scomparire.
Un tempo presente non solo in montagna e nelle foreste come oggi, ma anche in pianura e collina, con l’esponenziale interesse venatorio nei confronti del cervo, durante i primi decenni del secolo scorso, questo per sopravvivere ha dovuto rifugiarsi in zone sempre più impervie. Oggi il ripopolamento è graduale ma costante. Tutto merito della caccia di selezione che a seguito di censimenti piuttosto seri stima il numero e la tipologia di esemplari sacrificabili a tutela della stessa specie. Popolazioni troppo numerose, vedremo, inficiano la salute del gruppo mettendone a repentaglio l’esistenza.
Cervi malati: come riconoscerli. Riconoscere un cervo malato per un cacciatore è piuttosto importante. Dimenticate molto di quello che avete letto sui libri: l’importante è concentrarsi sull’animale.
Questo infatti lancia dei segnali inequivocabili che è praticamente impossibile fraintendere. Ecco quali sono: • facilità di avvicinamento; • pelo arruffato a causa della mancata muta o di una muta anomala; • specchio sporco a causa ad esempio di una diarrea cronica; • ossatura molto in evidenza; • tosse e scolo nasale; • movimenti meno eleganti del solito; • orecchie abbassate.
Le malattie del cervo. Analizzando i sintomi su detti è molto facile intuire qualcosa di più sullo stato di salute dell’esemplare al quale si sta dando la caccia.
Le malattie che colpiscono i cervi d’altronde, eccettuando per alcuni casi specifici, sono molto simili a quelle di tutti i ruminanti che alla malattia reagiscono sempre nella medesima maniera: isolandosi dal gruppo e attendendo la fine in solitudine. Incontrare dunque un cervo insolitamente solitario dovrebbe far suonare, nella testa del cacciatore, un campanello d’allarme.
I motivi della malattia. Le motivazioni che spiegano la malattia del cervo sono quasi sempre le stesse: • alta densità di animali; • disponibilità scarsa di cibo; • clima; • stress. Il consiglio dunque è quello di osservare con cura i dettagli: si tratta di una capacità in grado di fare la differenza fra cacciatore professionista e cacciatore alle prime armi. L’attenzione dunque è d’obbligo: è una forma di rispetto nei confronti di questo animale elegante e dignitoso al quale tanti cacciatori devono giornate venatorie indimenticabili.
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