Ettore Zanon replica alle critiche mosse al suo pezzo da Goffredo Grassani. Ospitiamo con piacere la risposta di Zanon anche perché appare evidente che entrambi gli autori seppur con punti di vista diversi siano mossi da sincera passione e amore per la caccia al cervo. Opinioni diverse, confronto, punti di vista talvolta distanti, ma onesta intellettuale. Questa è la strada corretta, a nostro avviso, per andare avanti. Magari si potesse, in questo paese, affrontare le questioni legate alla conservazione delle specie e alla caccia in questo modo. F.C.
Suppongo che tu abbia letto il mio pezzo velocemente oppure in preda a un’arrabbiatura per questioni di normativa locale che ti toccano direttamente…
Personalmente amo e pratico la caccia al bramito che, dove fatta con criterio, non reputo assolutamente criticabile. Anzi.
Cito il mio pezzo: “La caccia al bramito in Europa centrale non sembra produrre effetti negativi, ma si pratica su popolazioni molto seguite ed animali conosciuti quasi per nome. Inoltre la pressione venatoria è ridotta al minimo. Le arene sono rigidamente rispettate, vi si accede solo per il singolo prelievo previsto. Il maschio prescelto, sempre di età avanzata, viene abbattuto e subito il suo più forte contendente lo sostituisce, senza apparenti traumi nell’harem.”
Credo che Tarvisio sia, geograficamente, culturalmente e ancor più venatoriamente, senza dubbio collocabile nell’Europa centrale. I miei dubbi, credimi, non erano certo rivolti a quella splendida Riserva. I dubbi mi sorgono invece forti per le zone d’Italia di recente presenza della specie, cioè la maggioranza, dove manca una conoscenza specifica e l’organizzazione della caccia non consente di avere “la pressione venatoria ridotta al minimo” che sai essere necessaria. Non a caso i cervi in Italia bramiscono per lo più nelle aree protette…
Facevo un ragionamento generale, mentre Tarvisio è un’ eccezione. Una delle esemplari eccezioni.
Ammetterai che, nella tua stessa Regione, mentre a Tarvisio si caccia il cervo secondo una grande scuola gestionale… in altri luoghi il cervo cade sotto il segugio.
Quindi se sono stato frainteso mi scuso, il mio ragionamento non riguardava le (pochissime) aree italiane dove il cervo è cacciato storicamente e bene. Ma la gran parte delle realtà dove invece sembra molto difficile poter cacciare al bramito senza far danni. Anche solo per questioni di accesso al prelievo.
Poi, come ho scritto in conclusione… c’è comunque un altro paradosso: in Appennino non si caccia al bramito, ok. Ma si abbattono (dopo il bramito) molti maschi in medaglia giovanissimi, che non hanno forse nemmeno iniziato la loro carriera riproduttiva. Nessuno si interroga?
Il mio intervento non era né a favore della “novità del secolo” né buonista.
Tentavo di spiegare che il cervo è una specie complessa da gestire e che l’arte della caccia al bramito è applicabile solo a determinate condizioni che… in gran parte dell’areale occupato oggi dalla specie in Italia secondo me non ci sono.
Un forte Waidmannsheil!
Ettore Zanon