Gli operatori toscani sono intervenuti con tutto il materiale necessario per questo tipo di cattura, vale a dire reti, paletti, cassette per il trasporto degli animali, avvalendosi dell’aiuto dei cani. I volontari pisani hanno collaborato insieme a un altro gruppo proveniente dall’Abruzzo, nello specifico dalla città di Chieti: inoltre, il coordinamento delle operazioni è stato garantito dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale).
Nel dettaglio, il progetto prevedeva un impegno continuo e costante degli operatori, attivi per circa trenta giorni con turni alterni rispetto a quelli dei gruppi provenienti dagli ATC, in modo da garantire una permanenza a Pianosa per quattro giorni di fila a turno. Le lepri catturate al termine di ogni singolo turno sono state ripartite in maniera proporzionale agli operatori che erano presenti, con il successivo trasferimento nei luoghi di provenienza dei gruppi: l’ultima fase è stata quella della liberazione degli animali nelle zone interdette alla caccia.
Proprio due settimane fa l’Ambito Territoriale di Caccia di Pistoia aveva deciso di immettere i fagiani riproduttori e le lepri nelle Zone di Ripopolamento e Cattura della provincia toscana, una scelta dettata soprattutto dal fatto di voler supportare le popolazioni residenti. Il piano straordinario di cattura è stato organizzato dall’Ente Parco dell’Arcipelago Toscano e le operazioni di febbraio non sono state altro che la fase immediatamente successiva alle prove che si sono svolte nell’Isola di Pianosa lo scorso mese di dicembre.
Procede dunque a passo spedito la riqualificazione delle ZRC toscane, un processo cominciato negli ultimi mesi del 2014: le immissioni sono state giudicate positivamente e la qualità degli animali è stata definita “ottima”. Le lepri di cui si sta parlando appartengono agli allevatori che sono convenzionati con gli Ambiti Territoriali di Caccia e provengono anche dalle catture all’interno dei recinti preposti.